Cerca nel blog

giovedì 15 aprile 2010

Tuffo nel passato, in tutti i sensi. circa XVIII secolo a.C.

Come sono magro;
le mie gambe sembrano sparire, le ossa quasi fuoriescono dalla pelle.
Sui fianchi ho un panno bianco che scende leggero e candido sulle mie cosce, bianco come il latte, anche se tra poco diventerà nero come la pece per il fango, per la sabbia, per l'animo nero di chi, con le armi bene in vista, crede di essere a pari livello con gli dei, sicuro di poter dare ordini a chi, sfortunatamente, non è stato baciato dalla dea della fortuna.
Il sole batte forte sul mio corpo sciupato dalla fame, dalla sete.
I miei occhi, colmi di amarezza, cercano di trovare un senso a quell'orizzonte che nasconde misterioso un nuovo mondo.
Chissà se c'è vita laggiù..chissà se c'è la schiavitù..chissà se c'è qualche sorriso...chissà..
Un urlo penetra nell'aria, prepotente, sgomitando, per arrivare velocemente alle mie orecchie, per avere un sapore più cattivo, più aspro. è lui: il suono che costringe le mie gambe a muoversi, a fare passi che si rifiutano di compiere. è ora, i mattoni mi aspettano.
Cerco di convincermi che sia la cosa giusta, anche se il mio cuore sa la verità, e il pensiero di un sorriso, e di una vita diversa da quella che ho già, richiama al suolo le lacrime, che scendono lentamente, poi sempre più velocemente, come una pioggia calda d'estate.
Devo andare.
La sabbia è calda sotto i miei piedi, emana un profumo quasi diverso dal solito e subito la mia anima viene invasa da un senso di solitudine.
Sento la gola secca; mi precipito al fiume per dissetarmi e per assaporare qualcosa di meno amaro delle lacrime.
Quanti pesci sembrano nuotare tra le nuvole. Il cielo si riflette nell'acqua; Sembra quasi che voglia avere una conferma della sua esistenza, del suo essere, anche se non sarà soddisfatto. Si sentirà piccolo, e forse proverà quello che sento io, e che sentono tutti: starà stretto e si sentirà come esplodere, in un fiume che non riesce a contenerlo.
I granelli di sabbia arrivano prepotenti in ogni parte del mio corpo.
Avverto un leggero formicolio accanto alla caviglia; guardo in basso, un pò impaurito: uno scorpione. Non so se correre o proseguire camminando; cerco nelle gambe una forza che non trovo e rimango pietrificato. Lo scorpione sembra non accorgersi di me, e continua indifferente a seguire le sue prede.
Proseguo per la mia strada e riesco a vederle: si avvicinano sempre più grandi, sempre più potenti, accompagnate dalle sfingi che le proteggono da chi non le merita. Sono loro, le piramidi, quelle che con grande precisione costruiamo noi tutti i giorni, tutte le notti, senza fermarci quasi mai, sempre al servizio del faraone che ogni giorno ha un capriccio diverso, ogni giorno pretende una donna diversa, senza curarsi di noi, ignorando le nostre esigenze, i nostri cuori e senza sapere che anche noi, come lui, siamo esseri umani: uomini con un'anima cucita nel profondo che aspetta solo di essere liberata.
Chissà se il mondo futuro sarà diverso da quello di adesso, senza più dittature, dove verrà abolita la schiavitù e anche le donne avranno un ruolo sociale; un futuro nel quale nessuno avrà il lusso di potersi sentire superiore a nessuno, dove queso privilegio verrà lasciato solamente agli dei che con la loro presenza, dubitata da molti, ci danno una speranza e la voglia di vivere ritorna.


Mary Lowe

1 commento: