Cerca nel blog

giovedì 8 aprile 2010

La felicità cammina sulla sabbia, tra i chioschi e il mare e in mezzo agli alberi - 4° parte



L'appetito e la fame precedevano sempre i pasti di qualche minuto.
A Sanremo spesso mangiavo per abitudine o per dovere, quasi fosse una facenda da sbrigare il prima possibile, un po' come quando si aspetta di entrare dal dentista.
Spingevo via con ostinazione le cose necessarie per fare spazio a quelle importanti.
Le cose obbligatorie si fanno, le cose che hanno valore si inventano.
E grandissima era la mia delusione, quando dopo tanta fatica, mi rendevo conto che gli obblighi e le imposizioni erano riusciti a sottrarmi tanta fantasìa da impedirmi di inventare qualcosa che avesse davvero valore.

Là no.
Il confine tra il giorno e la sera era un sottile strato di china sfumata, e potevi camminarci sopra tranquillamente con un piede da un lato e il secondo dall'altro.
Camminavamo a metà tra il buio e la luce e capivamo che non erano così diversi, come il Sole che in fondo era il fratello maggiore delle stelle.
Risuonavano lingue diverse, si intrecciavano nel suono e nelle bocche degli innamorati occasionali; e tutti sembravano aver trovato inconsapevolmente il proprio posto nella soffusa ed echeggiante Sinfonia della Vita.
Sembrava uno di quei quadri stupendi in cui non capivi se erano i soggetti a rendere bellissimo tutto il resto o se fosse lo sfondo a tessere luce nella pelle dei suoi protagonisti.


Facevamo il bagno di mezzanotte con la spiaggia illuminata dalle luci dei chioschetti e dei pub. L'acqua era calda e avvolgente.
La vedevo sguazzare in quel drappo di velluto nero dai riflessi argentei che era il mare e riemergerne col corpo più luminoso. Più cercavo di allontanare il mio pensiero da ogni desiderio di emozione e più le mie gambe si spostavano dove c'era anche lei.

A un certo punto, camminando verso il bagnasciuga, ha perso l'equilibrio e mi è caduta addosso.
L'ho rimessa in piedi.
Eravamo vicini e in quel momento dentro di me c'era qualcosa di ancora più caldo dell'acqua del mare. L'ho abbracciata. Il suo seno era premuto contro il mio petto, si sollevavano entrambi all'unisono, cozzando morbidamente l'uno contro l'altro, quasi a confessarsi arrossendo che era la prima volta che sentivano di respirare davvero. Il naso e le labbra erano arroccate nell'incavo del mio collo, quasi a cercarvi riparo.
Ci separava e al contempo ci avvolgeva un sottile strato d'acqua abbracciato alle nostre pelli, come fossimo stati entrambi vestiti di seta bagnata.

E...
...E sì, la felicità ha davvero la pelle salata.


Chris Palko









"Lei"
Aurora
Foto realizzata da Alessia Piro
Ha posato per la foto Alessia Piro

Grazie Ale

1 commento:

  1. Bellissimo, il mio preferito della "serie". La parte sulla caduta, i seni, etc... è da brivido.

    RispondiElimina