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lunedì 31 maggio 2010

Stupro mentale

Frastornata, ed illusa da uno stupido senso di equilibrio momentaneo, decisi di regalare le mie carni al sole caldo e avvolgente, liberando la mia libidine fin troppo nascosta. Mi stesi calda sul mio asciugamano, accarezzando le mie gambe con un pò d'olio. Ero accaldata, il sole bruciava e la mia pelle godeva, avvolta dal desiderio. Sicura, in quel paradiso deserto, rotolai piano fuori dal mio telo, lasciando che le piccole pietre graffiassero la mia schiena come le unghie affilate di un sadico. I granelli di sabbia si infilarono ovunque, anche dove avrei voluto che ci fossero le tue mani grandi e forti. Mi alzai, una doccia fredda avrebbe congelato la mia mania. L'acqua scese viscida lungo i miei seni, assaporando il calore dei miei fianchi e la sensualità delle mie gambe. Decisi di abbandonarmi a pensieri sterili, per poter tornare a soffocare la ninfomane che, per una volta, era riuscita a sovrastare l'angelico visino scolpito sulla mia pelle. Pensare a quella notte, in cui in quella macchina i suoi occhi erano piedi di rabbia e i suoi movimenti, innaturali e perversi entrarono dentro di me senza accortezza alcuna, mi portavano a sfiorare quella parte di me, offesa, che senza voce desiderava urlare un dolore fisico ed emotivo. Ma lei quella sera, delicata e spaventata, mangiava costretta il suo frutto proibito, che carico di vendetta, era deciso a distruggermi. Mi sentii sporca, usata, stuprata da un sentimento sovrastato dal dolore. Tornai al mio asciugamano, prosciugata da ogni tipo di emozione.
Il sole era calato, ed io non riuscii a contare i minuti, o forse le ore, in cui lasciai che lui attraversasse la mia mente. Faceva freddo, cazzo ho sempre odiato il vento. C'era il bagnino che camminava con uno strano aggeggio che eliminava i passi, se pur ansiosi, di uomini tranquilli che passeggiavano al caldo, e sorrideva accompagnato da i suoi pensieri felici. Aveva appena steso un pò di sabbia, regalandole un senso di ritrovata verginità ed io ero lì, davanti a quella distesa così perfetta. Era davanti a me ed io non riuscivo a superarla, non sarei riuscita ad andare oltre senza sporcarla. Appoggiai il piede in quella purezza, sicura che nessuno vi avrebbe visto nulla di sadico in un lieve passo femminile. Oltrepassai velocemente quell'angolo di dolcezza, voltandomi vergognosa verso il mio squarcio nel limpido. La mia impronta non era piccola come pensavo e quello che sarebbe dovuto essere un piccolo errore, si trasformò nello stupro della perfezione. La sabbia, quasi per vendetta aveva trasformato la prova del mio passaggio, così piccola ed insignificante, in una forma grande ed indefinita, il sengo di un passo comune, imperfetto, distratto, ed io mi sentii sprofondare. Pensavo di essere stata l'unica a prestare attenzione, l'unica che vedeva del male nel sporcarla, l'unica diversa. Invece il mio passo, dolce e delicato, la bastarda l'aveva reso uguale agli altri, rendendo stupidi e inutili tutti i miei sforzi.
Sì, Mary Lowe.

sabato 22 maggio 2010

Obsessed

Vortici bianchi e neri risucchiano le mie parole, ingoiano i miei pensieri felici.
Immagini confuse, poi nitide, dannatamente nitide.
Tu. Lei.
La mia pelle si consuma, le forme cedono, cadono a terra pezzi di me ma io resto inerme di fronte al mio specchio.
Un ossessione non puoi spiegarla, c'è e basta. Non puoi combatterla, c'è e basta.
Mi divora a grandi morsi il pensiero di te, e la mia gioia si ingrigisce per poi annerirsi, diventando rabbia.
Uno squarcio nella mia carne e il sangue esce, la mia immagine è distrutta.
Infilo le mie unghie fin dentro alla testa per rimuovere il tuo viso. Poi le affondo, taglienti, nel petto per strappare il mio cuore e finalmente annullare il tuo vivere.
Vago senza corpo, e senza più difese, lasciandomi cullare dall'illusione di un sogno mai vissuto.

Mary Lowe

martedì 11 maggio 2010

Amami se puoi, se vuoi.

Non chiedermi perchè ora sono qui.
Non chiedermi perchè ti stringo.
Abbracciami e basta, non parlare, ma fammi ascoltare i battiti del tuo cuore.
Fammi perdere nei tuoi occhi, e se mi vedi impaurita fammi sentire il tuo calore.
Metti le tue grandi mani su di me, accarezzami.
No, non asciugare le mie lacrime, lasciale scendere perchè rappresentano il mio inno alla vita.
Non chiedermi perchè tremo, lasciami fare.
Lascia che mi emozioni.
Lascia che venga trasportata in quel mondo buio, non ho paura, so che ci sarai.
Lascia che mi addormenti tra le tue braccia, fragile.
Lascia che respiri il tuo profumo, assaporando la tua pelle.
Amami, se puoi, se vuoi.
Non sarò perfetta. Non sarò come tu vorrai. Non ci sarò sempre.
Ma ti amerò, a modo mio, a modo nostro, come nessuna mai ha fatto prima.
Sentirai il mio calore, quando sarai via da me.
Entrerò in ogni tuo sogno la notte, e con un sussurro ti parlerò d'amore.
Ti proteggerò dal mondo, da quest'odio che inquina l'aria fresca.
Stringimi ancora, baciami, accarezzami.
Cantami una canzone, suonando le corde della mia anima, e sarò tua.
Appartengo a te, al tuo corpo, non sciogliere le catene ma
Amami, se puoi, se vuoi.
Mary Lowe

domenica 2 maggio 2010

"..Tu sei come Achille, condannato dalla tua grandezza" (Alexander)

Schiavo della sua Bellezza, vagava per una via affollata. Gli sguardi delle ragazze puntate su di lui. Lo ammiravano, lo adoravano, lo consumavano. Infastidito, a causa della sua timidezza, accelerava il passo nel tentativo di raggiungere al più presto la Volvo che con ansia lo attendeva nella piazza. Il respiro si faceva affannoso, non era più allenato. Teneva gli occhi bassi, fissi sul pavimento, ignorando i commenti, le voci, i silenzi. Fuggiva dalla sua natura, fuggiva dal suo essere, fuggiva dal suo corpo. Pace, l'auto era vicina. Schiacciò il tasto del telecomando e le luci si illuminarono. Salì sul suo "cavallo" e corse verso il mare. Amava il mare, privo di parola e pregiudizi. era inverno, e tutto era deserto. Beveva libertà e si nutriva d'amarezza, sommerso dai bui pensieri che lo accompagnavano nel suo viaggio. Viveva solitario a causa della sua paura. Temeva la finzione dei suoi numerosi rapporti, temeva gli occhi di una donna incantata dal suo corpo. Era ansioso di dimostrare al mondo quanto la sua anima fosse grande e ricca, ma il cuscio che lo ricopriva rendeva la sua impresa impossibile. Finchè non incontrò lei. Lei lo amava, amava il suo spirito, la sua grandezza, e soffriva a causa della sua immensa bellezza. Ansia, tensione, amore e passione caratterizzavano le loro giornate. Discorsi scritti sul petalo di un fiore in un prato di montagna, penne indelebili, cicatrici nel cuore che guarivano ad ogni bacio, ad ogni respiro negato, ad ogni morsa nello stomaco. Nulla di più, erano puri, liberi, felici. Erano...

Il fuoco dentro lui si spense, e bagnò il viso di lei con acide lacrime, che le corrodevano la pelle rendendola deforme. Soffriva, gridava il nome di quell'aria calda passata mentre lui tornava sicuro ad affrontare la sua vita e le sue paure, ignaro della falsità nascosta nello sguardo della sua nuova pupilla, che lo rendeva il suo fenomeno da baraccone.

Schiavo della sua bellezza, vagava per una via affollata. Nonostante avesse lei affianco, era solo, ma ancora non lo sapeva.


Mary Lowe

sabato 1 maggio 2010

Così strano, assurdo ed imperfetto

Sabato sera, un altro patetico sabato sera. Sono davanti al mio computer, in attesa che il tempo passi in fretta e arrivi l'ora di affogare le mie frustrazioni in un gin lemon troppo forte, e mi annoio. Penso che potrei ascoltare un pò di musica, solitamente J-Ax soddisfa le mie richieste, ma non trovo nulla capace di tirarmi su. Provo con melodie inglesi, ma nemmeno lì trovo una svolta. Guardo un pò di tv, ma vedere ragazze che offrono il proprio corpo in cambio di notorietà mi fa venire la nausea. La bellezza viene usata come merce di scambio al giorno d'oggi, e il cervello delle povere ragazze di bell'aspetto è sempre più scarno, colmo solo di nomi di attori e cantanti, o partecipanti di un qualche reality che incita la loro creazione. No, io non sarò mai una di loro, non venderò le mie nudità ad un programma televisivo, e non offenderò la mia mente obbligandola a restare di fronte a questo zoo. Potrei leggere un buon libro, volendo, ma E.A. Poe non credo che possa aiutarmi. Stasera tocca a me, perciò decido di scrivere. Non ho una musa, e non trovo una penna. Condizioni non proprio perfette, ma nulla mi ferma. Penso, parlo, ammazzo la mia solitudine pronunciando frasi senza senso. Parole assurde inserite in frasi confuse disegnano un viso sfocato sulla parete bianca di fronte a me. La osservo e ne riconosco i lineamenti. è lui. Com'è possibile? Lo guardo e in un attimo rivivo tutti i momenti.
Ignara del suo sguardo, ballavo una melodia strana in una discoteca troppo affollata. Il mio vestito si muoveva con me, lasciando libera la schiena, accarezzata dalla brezza fresca e leggera di quella notte d'agosto. Mi guardava, mi ammirava, mi studiava. Accarezzava ogni centimetro del mio corpo con i suoi occhi neri penetranti. Sorrideva, e ad una mia mossa un pò inventata, rise. Io danzavo e lui era lì, a un passo da me. Notai il suo sguardo e subito me ne innamorai. Così strano, assurdo ed imperfetto. Il tempo di un sorriso e già era qui, seduto accanto a me a parlare. "Domani sei con me per un caffè, lo sai?", mi gridò, colpa della musica troppo alta. "Davvero?" Risposi io sorpresa. "Già, tu non lo sai ancora, ma domani sarai seduta al bar con me" era troppo sfacciato, ed io decisi di stare al gioco "Tu dici? io non credo". "Vedrai" rispose. Mi diede un bacio sulla fronte, sorrise e sparì tra la folla. Frastornata e sorpresa mi alzai, tornai al mio posto e continuai a ballare. Il giorno seguente ero lì, al tavolo di un piccolo locale, a bere caffè con la mia meraviglia sconosciuta. Ero felice, stavo bene, e questo mi bastava.

Chiudo gli occhi, strofinandoli con il dorso della mano. La mia visione è sparita. Lo so, il cioccolato fa male. Ora però mi serve una penna, devo iniziare a scrivere.


Mary Lowe

mercoledì 28 aprile 2010

Un giorno, tempo fa, ad occhi aperti

“..Togli la ragione, lasciami sognare..lasciami sognare in pace..” Samuele Bersani

Che frase…ho deciso che prima o poi me la farò tatuare addosso..
Ragazzi sognare è il dono più grande che madre natura potesse farci.
Anche quando dormiamo il cervello è l’unica parte del nostro corpo che non smette di lavorare, eppure non sono i sogni notturni i più belli che si possano fare perché quelli ad occhi aperti hanno un fascino mille volte maggiore.
Non limitate mai i vostri sogni, mai, soprattutto quando avete la mia età puntate sempre, almeno con la fantasia, al massimo..pensate che io un anno fa’ ho fatto la lista dei beni da distribuire nel caso in cui facessi il 6 ultramilionario al superenalotto!
Una lista che via aiuta anche a capire quante persone nella vita lascerete indietro perché i nomi che depennerete saranno sempre di più rispetto a quelli che resteranno li per sempre nel vostro portafoglio..
Comunque sognate..sognate su tutto: l’amore da favola, il lavoro da favola o meglio ancora vincere talmente tanti soldi da non dover mai lavorare! Sognate di diventare il nuovo Ronaldo o il nuovo M.J. o semplicemente di diventare tutto quello che volete essere.
Almeno una volta a ognuno di noi durante la propria capita di pensare che i sogni non servano a niente che infondo siamo solo degli illusi e che la vita che avremo davanti non sarà mai come quella dei film…perché tutto sogniamo di essere i protagonisti di questo lungometraggio ma si sa “..la vita non è un film..” eppure sognate perché ogni tanto il colpo di scena può arrivare…un’occasione unica che vi sorprenderà!
Io sogno tanto ad occhi aperti: sono uno di quegli eterni sognatori con la testa tra le nuvole, gli occhi fissi sulle stelle e il cuore dentro una valigia pronta a partire per terre ignote (il classico è sognare di lasciare tutto e aprire un bar a Zanzibar).
Sogno soprattutto la sera, nel letto, ma prima di dormire..ho questo vizio: per addormentarmi ci metto un’oretta minimo ogni sera, perché le giornate se vanno bene, si spera vadano meglio, e se vanno male si spera non vadano peggio..non accontentavi mai perché la ricerca per nuove cose, stesso discorso vale per la conoscenza, sono la dieta perfetta per una vita piena e non vista a quarto di luna.
Insomma come ha detto qualcun altro (e questo casca a pennello), quando si deve terminare un discorso è sempre meglio farlo citando qualcuno che ha detto ciò che vuoi dire tu con le parole esatte che non riescono a venirti fuori al momento giusto..questa volta però citerò me stesso o almeno ci proverò:
“Forse non avrete mai i soldi di Bill Gates – che è l’unico nome americano che word riconosce – forse non avrete mai i piedi di Maradona o il braccio di Jordan, forse non avrete mai la voce di Frank Sinatra o Mina e la glottologia di Shakespeare, forse non avrete mai le donne di George Clooney e gli addominali di Brad Pitt..e il fascino di Julia Roberts..forse non avrete mai la faccia da culo di Berlusconi e la sagacia di Woody Allen…però sono certo che i vostri occhi saranno unici..e allora chiudeteli e sognate, sognate di alzare la coppa del mondo, di girare un film con Monica Bellucci o Richard Gere, di fare un bagno dentro una vasca piena di champagne sventagliandovi il viso con un biglietto da 500 euro..perché almeno nei vostri sogni nessuno potrà mai intromettersi e per una volta sarete voi..semplicemente VOI..”



Neo Mya


Apnea

Una storia incerta, questa vita, disegnata con colori forti, non sembra un quadro
solo una composizione senza senso fatta di colori affiancati e sovrapposti, fuori da qualunque gusto estetico,
provo a capirla, mi accanisco cancello,e riscrivo, senza via d'uscita
ma niente, un altro fallimento, sono stanca, vorrei lasciare andare tutto,
mollare le briglie di questo cavallo, spezzare queste maledette catene,
distruggere pregiudizi inutili, senza troppe parole.


un attimo, una luce troppo forte per i miei occhi,
illumina questa stanza buia, vedo il tuo sorriso, è solo un attimo,
torna il buio, soffri, lo so, come me, lasciati salvare,
il nostro dolore, diventerà salvezza.



Belle B.



lunedì 26 aprile 2010

Eravamo sempre Tu e Io, mai eravamo Noi

"Eravamo sempre Tu e Io, mai eravamo Noi."

Mi chiedevo perché avesse scelto me, che se ne facesse di un condannato alla routine che tramava contro il proprio futuro col suo spirito ramingo come compagno di congiura. E piano piano impazziva. Scrittore e Poeta erano solo dei prestanome per coprire un Folle.
Era decisamente troppo bella per me, per le mie cicatrici, per il mio viso cupo e le sue espressioni acquattate all'ombra di una luna pallida quanto lui.

Poteva avere tutti gli uomini del mondo, eppure desiderava me e le mie maledizioni scritte in versi su due iridi troppo scure. A lei non importava di scoparmi, lei desiderava tenere la testa appoggiata sul mio petto e le gambe accoccolate sulla mia pancia e ascoltarmi, sentirmi soffiare parole sulle nuvole.
Voleva che la abbracciassi, che la stringessi, che le plasmassi addosso la forma del mio corpo. Voleva sentire le mie braccia come fossero state i confini tracciati tra noi e il resto del mondo, quel resto del mondo dove era così splendida ad apparire e quel nostro regno fatto di sesso in versi, dove finalmente poteva Essere.

Voleva che la ascoltassi. Le piaceva quando le baciavo il seno, ma quello potevano farlo tutti, non c'era niente di speciale nell'amare la perfezione dei sensi. Io invece nel mio infantilismo, sapevo anche appoggiarle la testa al seno per porgere l'orecchio al suo cuore e sentire i suoi piccoli pugni al mondo, come per gridare che sotto quel corpo così Divino c'era anche lui, così Umano.


Non eravamo mai Noi e un giorno non saremmo forse stati più nulla, se non un Folle con parole incerottate e una Stella libidinosa. Mi aveva inalato come fossi ossigeno, come le donassi Vita. Mi avrebbe sporcato e prima o poi avrebbe dovuto soffiarmi di nuovo fuori, via da lei, perché la vita non diventasse morte.. E io sarei tornato a essere vento. Un ricordo dai polpastrelli di brezza che le scompigliava i capelli. Una lingua di fuoco che le scottava ancora la pelle. Un nuvola d'acqua su cui coricarsi. La sabbia bianca che le rimaneva imprigionata tra i capelli al termine di una giornata in spiaggia.

E io ripensavo all'inizio. A quando i battiti del cuore erano così forti da coprire i rumori dei passi di quel pensiero furtivo, che andava intrufolandosi dentro di me.


Chris Palko



"Tu"
Foto realizzata da Alessia Piro
Ha posato per la foto: Alessia Piro





"Chris Palko"
Foto realizzata da Alessia Piro

Bruci Ancora

Pensieri contorti che viaggiano alla velocità della luce inondano la mia mente.
Appena penso di essermene liberata, ecco che ne arrivano altri, sempre più opprimenti, sempre più soffocanti.
Sempre tu.
Oscillo tra inquietudine e false certezze.
Perchè mi fai questo? E' una lotta continua.
La mia testa grida. Sta esplodendo a forza di dimenarsi tra le tue parole e i tuoi crudeli sorrisi. Non ha più voglia e forza.
Ma un attimo dopo la tua immagine si riforma nella mia mente, da sola, quasi fosse resistente al fuoco del mio cuore.
Stai distruggendo la mia anima. Che ti ho dato a tua insaputa.
Se solo sapessi.
Ma ha un nome tutto questo? Sì.
Un volto? Forse.

D.W.


domenica 25 aprile 2010

Diario della solitudine - III



Domenica mattina.Mi sono svegliato presto,ho promesso ad un mio amico di salutarlo,parte per Milano e per un po’ non ci rivedremo.Esco dalla stazione e mi prendo un caffè,subito dopo la prima sigaretta della giornata.Decido di non tornare subito a casa,faccio un giro sul lungomare e scendo in spiaggia.Un signore gioca con il suo cane.Poi solo sabbia,mare e cielo.Oltre ad una buona dose di confusione nella mia testa.Guardo verso il mare,poi il mio sguardo si perde nel cielo.Ho come paura di quest’immensità,e mentre provo timore,molti pensieri si accavallano dentro di me.Penso al presente,alle cose concrete che devo fare in giornata,tipo studiare,domani ho un’interrogazione.Poi però penso al mio futuro,pieno di incognite,non so come andrà,la tristezza mi assale.Cerco di essere leggermente ottimista,ma oggi proprio non ci riesco.Una lacrima mi riga una guancia.Non mi dispiace affatto ciò,credo che significhi che una persona tenga a qualcosa veramente.Altra sigaretta.Osservo il suo fumo salire verso l’altro.Il sole ormai è sorto del tutto,mi acceca.Lo lascio fare,per qualche secondo non voglio più vedere niente.Riapro gli occhi,ora sulla spiaggia sta arrivando un po’ di gente,gente che alla domenica si gode il meritato riposo,gente che carica questa giornata di aspettative rimanendone deluso il più delle volte.Mi alzo,spengo la sigaretta e mi incammino verso casa.Non nutrire aspettative su qualcosa ha anche i suoi lati positivi.


Alexander Majakovskij

sabato 24 aprile 2010

Metamorfosi



Sto seduta fumando la mia sigaretta,
sarà il mio umore, ma oggi mi sento come lei,
anche io mi infiammo mi brucio e alla fine mi consumo
mi trasformo divento fumo per mischiarmi poi con l'aria,
mi sento libera, nella mia immaginazione, libera di volare,
essere respirata, cambiare corpo,
diventare un sospiro o un singhiozzo,
per poi tornare dentro di me.
Sento il mio respiro, sento questo cuore, le sue ferite,
la speranza, come una fenice,
rinascere da queste ceneri.


Belle B.

venerdì 23 aprile 2010

Fuck you

Sul cellulare,
"Voglio piangere ma non riesco..
gli occhi lucidi e l'accenno di una lacrima asciugata dal vento..
il gabbiano che vola su di me..
io che non trovo pace..
la musica che non mi aiuta..
guardo nel mare e lo vedo sporco..
pensavo di aver visto un banco di pesci e invece era solo uno stupido riflesso..
guardo l'orizzonte e gli occhi mi fanno male..
il cielo troppo chiaro e troppo grande per guardarlo soli..
un passante che mi chiede 'va tutto bene?'..
ancora quell'uomo che come me guarda da solo le onde..
quella canzone, 'Fuck you'.."



Ho appena bevuto un caffè, sporcandomi la bocca con il cioccolato della brioches, ho preso la moto per tornare a casa ma la brezza primaverile mi chiama, ed io ho bisogno di me stessa.
Quella spiaggia selvaggia, la mia spiaggia selvaggia. So che non ci sarà nessuno. Accellero..
Mi fermo nei parcheggi, vicina vicina alla ringhiera, così da poter stare seduta godendomi quel meraviglioso paesaggio. Alzo la musica, voglio cantare.
Poi però mi volto, e poco più in là vedo un uomo. Brizzolato, sulla cinquatina, seduto come me sulla sua potente moto che guarda il mare da solo.
Sono confusa. Sembra triste, ma non ha una moglie a casa? magari è solo come me e ha bisogno anche lui di una dose di tranquillità.
La tranquillità è la mia droga, quando non ricevo la mia dose inizio a stare male come un tossico in astinenza. E da brava tossica depressa, guardo il mare e piano piano cerco di ricaricarmi..

Voglio piangere, ma non ci riesco..sento dentro di me le lacrime che voglio uscire, e come un bambino desideroso della sua vita, iniziano a scalciare. Eccone una! No, non esce..Sta lì, appoggiata alle mie palpebre, a godersi quel triste spettacolo finchè non arriva un accenno di vento che, da buon traditore, asciuga la mia speranza di libertà, ed io torno punto e a capo.
Quell'uomo solo si gira a guardarmi, alzo lo sguardo al cielo, facendo finta di niente, e lo vedo lì. Un gabbiano bianco, elegante, vola sopra di me con una leggerezza innata, danzando su un palco invisibile, desideroso d'essere guardato. Con un battito d'ali riesce ad incantarmi e a farmi tornare quel senso di vuoto che ormai è parte di me. Non trovo il modo per guarire da questo senso di solitudine, e questo mi innervosisce. Mi accendo una sigaretta, mentre continuo a cambiare, ansiosa, le canzoni che cercano di darmi conforto. Non voglio conforto e questo il mio i-pod deve capirlo, voglio piangere, per poter ridere subito dopo, isterica.
L'acqua è scura, sporca, melmosa. Le alghe ricoprono parte della superficie della sabbia, e la mia spiaggia, più che selvaggia, sembra il luogo di divertimento di nomadi allo sbando. Non mi importa, ho bisogno di lei, in ogni sua forma.
Alzo lo sguardo e meravigliata noto la riga scura dell'infinito orizzonte. Mi osserva, mi studia, gli occhi mi bruciano e non riesco a reggere il suo sguardo.Guardo il cielo, nuvoloso, chiuso, perfetto se non per la troppa luce, e mi accorgo di quanto sia difficile contenere tutta quell'immensità in un paio solo di occhi.
"mi scusi?" Una voce dietro di me mi chiama. "tutto bene?", mi domanda.
Sono stupita, si vede tanto come sto?
"Si grazie, ammiravo il mare" . L'uomo mi risponde con un cenno della testa e un sorriso troppo vissuto; va via, proseguendo per la sua strada, mentre la sagoma solitaria di prima, accende la moto..Magari tornerà dalla moglie, dai figli, ed io resto qui, sempre più sola.

"Fuck you" Articolo 31, ora ci siamo, il mio i-pod finalmente ha capito, ed io sorrido, soddisfatta.




Mary Lowe

Il Sole e la stanza spenta.

Un po' come giocare a mischiarsi le anime
Alternando giorno e notte con un abbraccio
Con intorno nient'altro che gli altri,
Un po' più sobri e un po' più morti se vuoi.


Un po' come leggere una fiaba a vent'anni,
La stessa di vent'anni prima senza messaggio.
Un salto nel vuoto senza l'eco dei passi
E insomma... Più cresciamo, più perdiamo smalto.


Un po' come credere d'avere in pugno le stelle
E i pianeti intorno. Ma con le spalle al muro
Resta un pugno allo stomaco e se apro il palmo è vuoto
Ed è buio perché è uno schifo in fondo. Questo giorno fa schifo.




Silas




Incontro




Sei salita tutta trafelata,si vedeva che a scuola avevi avuto una giornata no.Mi potresti chiedere chi sono io per osservarti e analizzare i tuoi comportamenti.Beh,è da quando è iniziata la scuola che sali due fermate prima di me e che scendiamo insieme alla stessa fermata.Stai leggendo un libro di scuola,il tuo volto è finalmente rilassato.Torno al mio libro e alla mia musica,chissà se mi stai guardando.Chissà cosa stai pensando.

Non sei salita alla solita fermata,ma a quella prima,per me è stata una piccola gioia interiore.Mi hai sorriso,ma si vedeva lontano un miglio che ti era scesa la catena.Ti sei messa vicino al finestrino,al tuo solito posto,in quest’autobus mezzo vuoto che è anche l’espressione del mio animo.Vedo la tristezza nei tuoi occhi mentre la anestetizzi con la tua musica.Sto sperando che tu stia ascoltando la mia stessa canzone.Cercando di non farmi vedere ti osservo:sei vestita in modo semplice,con le solite all-star azzurre.Poi passo a guardare le mani:delicate e piccole,in una tieni l’i-pod,l’altra non sai dove metterla.Il tuo sguardo si perde oltre il finestrino,stai galoppando con la fantasia e con i sogni,lo spero per te,vorrei essere insieme a te.Adesso serve anche a me una canzone per anestetizzare il mio dolore.The Kill,sto già meglio.Mentre scendiamo dall’autobus,uno sguardo reciproco fatto di mille parole.

Oggi sono di umore nero,bruttissima giornata.Salgo sul bus come se dovessi andare al patibolo.Stranissimo,sei già al tuo posto.Mi sorridi,ricambio.Sei più bella del solito,vedo la tua tristezza,vorrei togliertela dal viso con una semplice carezza.Ora sento che mi stai osservando,mi vergogno da matti.Cerco di immergermi nel mio libro,il tuo sguardo però è più forte della mia concentrazione e non riesco a leggere che una riga.Mi sto vergognando troppo,chissà cosa stai pensando di me.Scendo una fermata prima del solito.Ho bisogno di una sigaretta.

Fuori è una bella giornata,splende il sole.Questo autobus sempre mezzo vuoto è ormai il rifugio dal quotidiano.Guardo fuori dal vetro;vedo gente che si affretta,corre da qualche parte,a far qualcosa,tutti hanno fretta,tutti sanno dove andare.Io no.Vorrei andare con questo autobus fino all’eternità,fuggire,scappare.Poi Sali tu.Ti guardo per un attimo.Sei ancora più bella di ieri.Torno a leggere il mio libro.Sento il tuo sguardo su di me,ma questa volta non ho motivo di vergogna.Ciò nonostante,mi sento così inadeguato ad esprimere il mio stato d’animo,vorrei solo urlarti il mio amore,ma ho paura.Temo,vigliacco,un tuo rifiuto.Sei l’unica che mi abbia provocato un tale stato d’animo.

Piove.Le gocce di pioggia rigano il vetro dell’autobus,che oggi è ancora più vuoto del solito.Sali con i capelli un po’ bagnati, e vedo che ti lasci andare sul sedile,più rilassata.Adesso sta diluviado,ma sento che la tempesta è fuori,sono nel mio rifugio,al sicuro.Per un secondo i nostri sguardi si incrociano,vedo i tuoi occhi azzurri e i tuoi capelli castani,mi inebriano la vista.E’arrivata la nostra fermata.Non hai l’ombrello,io ce l’ho,mia madre me l’ha ficcato a tradimento nello zaino stamattina.Scendiamo,istintivamente apro l’ombrello e lo metto anche sopra di te.Mi guardi e mi sorridi.Mi accarezzi i capelli e la faccia,dicendomi:”E’ da un sacco di tempo che volevo toglierti quel velo di tristezza dal volto.”Le mie labbra sfiorano le tue,finceh ci baciamo,ancora e ancora,fino a che non diventiamo una cosa sola con la pioggia.
“Dio è nella pioggia”dice la protagonista di un famoso film.Se è così,sto tornando a credere in Dio.


Alexander Majakovskij

giovedì 22 aprile 2010

For the Windows in Paradise

Eccola qui. Seduta di fronte a pagine vuote che forse non riempirà. Voleva scrivere ma non ha ancora trovato l'ispirazione. Per cosa poi? Una storia magari. La sua o quella che vorrebbe lo fosse? Una riflessione? Cadrebbe nel banale. Mentre attende la sperata illuminazione, si accende una sigaretta. La solita sigaretta. Fonte di liberazione dei suoi mille nervosismi. E' giunta alla conclusione che ultimamente sta fumando un po' troppo e forse è perché nella sua vita vuole ma non fa. Aspetta che quello che desidera si materializzi magicamente di fronte a lei e, per riempire il vuoto di quell'attesa, fuma.
Sente che c'è un po' troppa puzza nella stanza, forse è meglio aprire la finestra.
Fuori non c'è tanto sole, anzi, il cielo è un po' coperto, ma stranamente questo tempo non le pesa.
Decide proprio di uscire: cuffie nelle orecchie e nient'altro. Per strada non c'è nessuno, meglio: nessuno sguardo da incrociare. Non se ne accorge e arriva fino a quella vecchia panchina che conosce bene. Su cui ha riso, ha pianto, ha amato e odiato. Ma oggi non conta. Oggi vuole stare bene. Vuole ricominciare a sentire il vento tra i capelli, passarle sul viso, entrarle nel corpo. Vuole sentirsi viva. Vuole abbandonare quel senso di inadeguatezza e solitudine che l'accompagna ormai da tempo. Vuole un nuovo Inizio e un po' di coraggio. E, senza che neanche se ne accorga, si gira e lo vedi lì il suo coraggio. Si è seduto vicino a lei. Ha i capelli castani e gli occhi blu. E un nome.


D.W.


mercoledì 21 aprile 2010

X: "Tu sei pazzo" Y: "Bene, hai raggiunto l'apice della mia conoscenza."

A un certo punto della strada c'era una sorta di ciambella di pietra appoggiata alla ringhiera.
Mi sono avvicinato e ho pisciato proprio lì, in quell'ampio buco. Pisciare era una delle più alte forme di catarsi che esistevano, pisciare non era solo una funzione fisiologica o biologica, pisciare era molto di più, era un dono, era l'arma con cui affrontare la vita.
Il cervello dovrebbe avere un pene per pisciare fuori i pensieri. Il cervello di molti esemplari maschi lo ha già ma con un'altra funzione.

Il cielo era di un azzurro cupo e speranzoso. Mi sono sdraiato su una panchina a togliere la vita all'ennesima sigaretta, pagando come pegno qualche briciola della mia per sfamare quello strano appetito di morte che tutti abbiamo.
La sigaretta. Perpendicolare alle mie labbra.
Molti la vedevano come un mezzo di dannazione e poi professavano l'amore. L'amore era la più grande forma di dannazione, Dio lo professava e il Diavolo lo impugnava... e noi? Noi stavamo giù a lasciarci sferzare con quel masochistico godimento.
Avevo un’incudine rovente appoggiata sullo sterno perennemente. Ogni ricordo era una martellata, e serviva a ricordami che i ricordi non sono solo ricordi quando fanno ancora male.

Mi sono messo seduto a fissare la strada. Vedevamo tutto in prospettiva, era quello il nostro problema e la troia che partoriva tutte le nostre illusioni. In prospettiva anche due rette parallele ti fanno credere che si incontreranno. Invece no. Così due persone non possono essere troppo simili o non incroceranno mai le loro anime o i loro corpi.
Qualcuno ci ha poi detto che si incontreranno all'infinito.
Devo chiamarla e dare appuntamento alle nostre vite all'Infinito, tra qualche Infinita ora, in qualche Infinito posto, e dirle che io la aspettaterò con Infinita pazienza.
Ma forse era meglio così. Bastava che una ragazza fosse sufficientemente bella, con gli occhi come la superficie del mare appena dopo che ci hai gettato un sassolino, e io potevo innamorarmene a patto di non conoscerla.
Mi sono incamminato.
A un certo punto ho piegato la schiena all'indietro e mi sono messo a fissare il mondo. A vederlo al contrario tutto pareva più nuovo. La follìa mi camminava affianco facendomi l'occhiolino.



Chris Palko

Untitled #2

Queste coincidenze stanno diventando quasi nauseanti, qualcuno suona costantemente le stesse stonate note che ormai scandiscono il mio tempo.. il tempo è una preoccupazione, perché in un modo o nell’altro chiunque perde tempo chiunque volontariamente o involontariamente si ferma davanti all’imprevisto e si ferma mentre il tempo scorre continua costantemente a scorrere, la stilografica corre sulla carta freneticamente, senza fermarsi, per acquistare tempo serve sempre più tempo ed è incredibile come l’uomo ne richieda sempre di più poiché ne perde molto di più rispetto a prima, ma prima quando? Il tempo scorre non posso smettere.. per soddisfare i propri bisogni l’uomo perde tempo, o forse ne acquista in modo diverso; diamo importanza a ciò che ci rende felici anche solo per un istante e finiamo per non preoccuparci di ciò che realmente importa nella nostra vita.

la penna si muove incessantemente, sempre più velocemente, serve più tempo.. i miei piedi si muovono tra la gente, tra gli sguardi nervosi e stanchi di chi non trova il tempo tra chi ha bisogno di perdere tempo e di guadagnarne in modo diverso; ma questo mondo frenetico e falso non permette a chi non ne ha la possibilità di perdere tempo e così la gente sfiancata ricorre a metodi sempre più “originali” per perdere tempo, ma forse quello è davvero solo tempo perso. Quella nota incessante smette di essere ripetuta è silenzio il tempo scorre, continuamente.


Durante

martedì 20 aprile 2010

Diario della solitudine - II

Ho appena lasciato i miei amici al pub, ho afferrato una birra al volo e sono andato via.
Nessuna litigata o cosa, solo un'irrefrenabile voglia di stare da solo.
Vago per alcune vie della città, l'ipocrisia mi si mostra sotto le sembianze di gente comune. Per ogni persona che vedo spero che la sua sia solo una maschera, ma questa speranza se ne va nel vento che nel frattempo si è alzato.
Arrivo al porto.
Vorrei proseguire oltre, se non mi spaventasse l'immensità scura del mare. Mi appoggio a una ringhiera,sotto di me il mare,sopra di me la luna,che è tornata a far capolina dalle nubi. Vedo la mia immagine riflessa riflessa nell'acqua.Sorsata di birra. Sono schifato da tutto questo: ipocrisia, falsità, noia quotidiana; voglio capire perchè chi è veramente se stesso viene preso per pazzo o tacciato di sfigaggine.
Ma in mezzo a tutto ciò,sarà la birra che sta entrando in circolo, sarà la luna, vengo invaso da un barlume di positività riguardo al futuro; e ci salvasse l'amore,l'amore puro e disinteressato, insieme alle arti, come letteratura, poesia e musica?Sorsata di birra,questa volta con meno rassegnazione.Questa serata si sta rivelando meno peggio del prevsito, anzi.

Alzo lo sguardo verso il cielo,non ci sono pù nubi.

Mi giro e mi rivolgo verso la strada.Due ragazzine passano,mi guardano e sghignazzano tra loro.Due ragazzi che saranno poco più grandi di me passano in macchina a tutta velocità,vomitando insulti contro qualcuno,probabilmente contro il sotttoscritto.Da un locale vicino parte musica spazzatura.Fortuna che succede sempre qualcosa che riesce a farti distimguere i sogni dalla realtà.

La mia birra è finita,proprio come la mia serata.


Alexander Majakovskij


Untitled

Chissà cos’è la solitudine a questo mondo, me ne rendo conto quando mi ritrovo ad aspettare qualcosa che probabilmente non arriverà.. la gente si circonda di persone, ma perché? Il timore di essere giudicati è davvero potente, ma purtroppo quasi tutti siamo stati contagiati da questa malattia, certo tranne quei casi eccezionali che al primo impatto sembrano persone senza voglia di divertirsi, ma cos’è quel desiderio di divertimento che possiamo definire creativo o forse fantasioso che però non ci permette di vedere oltre al nostro orgoglio o meglio alla carnalità dell’uomo credo.

Mi rendo conto di questo perché prendo una pausa dalla frenesia che è il mondo di oggi dove chiunque deve fare e strafare per non apparire “fuori moda” e dove ormai non c’è più confine tra giorno e notte, tra lavoro e riposo, tra buio e luce sarà colpa delle luci al neon che rendono luminosa questa città, ma allo stesso tempo oscura per così dire. Qui le macchine non si fermano mai, mai capita di stare per un attimo ad ascoltare il silenzio, perché non c’è il silenzio, ora sento solo qualche nota di un piano forte scordato.



Chissà cos’è quel bisogno di lasciarsi andare, quella voglia di divertimento che pare abbia un tempo
limitato, ma da quando per essere felice devo aspettare una certa ora? Come se dovessi nascondere i miei desideri, come se dovessi controllarmi di fronte a questa assurda giostra che è il mondo, come se dovessi stare in coda per ore ad aspettare il mio turno, già ma il mio turno per cosa? Forse sto in coda solo perché ci stanno tutti.. Bhe credo di si perché quando chiedo ai miei cosiddetti “amici” dove porta questa coda la risposta non varia, ma la voce di chi non sa rispondere anche se deve farlo ad ogni costo è insicura, nervosa e svogliata a volte la risposta non c’è neanche come se la gente volesse superare quell’ostacolo aggirandolo per continuare a nuotare nella menzogna.
Il rumore ormai è entrato nel mio corpo e non riesco a farlo smettere forse perché è umano. Se guardo fuori vedo solo case non c’è fine non c’è una pausa; forse è vero che il mondo era più semplice quando si credeva fosse piatto, quando si sapeva che poi non c’era niente, il vuoto. Queste note mi stanno assordando, sono insistenti e dure come le spine della verità.


Durante

lunedì 19 aprile 2010

Ricordi di una notte

Come se il tempo non scorresse, mi perdo in una fotografia, in "Quella" fotografia.

Mi ricordo ancora la sera in cui vidi quel flash...

"Hai freddo? Accendo il camino, ti va?"

"Grazie amore, sto tremando"

Forse non tremavo nemmeno dal freddo, ma in quella stanza buia, la luce del camino sarebbe stata perfetta e i nostri corpi si sarebbero abbandonati al calore delle fiamme.

Guardavo il soffitto, stesa sul tappeto, e mi accorgevo ad ogni secondo che passava di essere finalmente felice. Non desideravo altro perchè avevo lui, avevo la passione, il calore, e anche un pò di cioccolata.

Osservavo il suo viso mentre cercava una scintilla. Era così perfetto. Il fuoco bruciava nei suoi occhi verde smeraldo,la temperatura elevata rendeva le sue gote rosee e la lingua passava dolce sulle sue labbra cercando di salvarle dalla morsa dell'aridità.

Le braccia forti prendevano pezzo per pezzo la legna che il camino avrebbe mangiato come caramelle. Mi diede un bacio e si stese accanto a me.

Avevamo una coperta bianca sopra di noi, ma la sua dolcezza bastava a riscaldarmi. Mi prese la mano e mi guardò, come se fossi la cosa più bella che lui avesse mai visto.

"Ti amo" sussurrò, mentre un sorriso bellissimo si accese sul suo viso.

"Ti amo" risposi, e piano sentii il calore del camino esplodermi dentro.

Mi prese per la vita, mi abbracciò, e portò il mio piccolo corpo sul suo.

Sentivo il suo cuore battere con il mio, con una melodia inaspettata.

Le sue mani mi accarezzavano lentamente, e si spinsero verso un mondo proibito.

Notò il mio imbarazzo e mi diede un bacio, di quelli che non ti fanno respirare, uno di quei baci che ti lasciano ad occhi chiusi a sognare, che ti fanno tremare.

Lasciai che il mio corpo si abbandonasse a quell'eterna fusione.

Quella notte le nostre anime si unirono, viaggiando in mondi a noi sconosciuti, legandosi l'una all'altra per l'eternità.

Con i capelli un pò arruffati, presi la macchina fotografica e immortalai le nostre facce buffe. Eravamo accaldati, felici.Era amore, ed io lo sapevo...Ma quella notte purtroppo finì, come ogni altra cosa, e di lui mi resta solo questa fotografia.La guardo e mi accorgo di quanto sia priva di sentimento, il dolore di quel ricordo è talmente grande che la mia testa rende deforme ogni tipo di emozione.

Non voglio ricordare, apro il cassetto e la ributto dentro, coperta da vecchi maglioni. Forse un giorno tornerò a guardarla, o forse mi dimenticherò completamente, ma per ora, vedere il suo sorriso mi fa male.

Arrivederci cara fotografia, arrivederci..




Mary Lowe

domenica 18 aprile 2010

Diario della solitudine



Sono seduto su una panchina davanti alla spiaggia, è una bella giornata di sole.La spiaggai, fatta eccezione per qualche coppietta, è stranamente deserta; ecco l’unica nota positiva della giornata: siamo soli io e il mare. Ogni 5 minuti fisso e rifisso il cellulare,in attesa di una chiamata,un messaggio,o chissà una chiamata divina.Solo.Ultimamente succede sempre più spesso.
Dall’mp3 parte Starway to Heaven dei Led Zeppelin,la canzone giusta per questo momento.Forse dovrei smetterla di fare il principe degli incazzati,come il protagonista del Jack Frusciante,probabilmente lo faccio per cercare di essere diverso dagli altri, o magari lo sono veramente.
Nella mia testa pensieri e stati d’animo differenti tra loro cozzano contro.Sono proprio bipolare,come mi disse un giorno un mio amico.Ok,torniamo alla mia panchina,due bambini mi passano davanti,controllo che non mi abbiamo fregato la bici,mentre la sigaretta lentamente mi si consuma tra le dita,la butto e ne sto per accendere un’altra quando l’accendino mi cade per terra.
Mi alzo e mi chino per raccoglierlo e vedo che un’altra mano ha fatto lo stesso per raccoglierlo. In un attimo di secondo la osservo: piccola e minuta,con un piccolo anello e svariati braccialetti.Mi alzo,lascio stare accendino e sigaretta e la vedo.Alta ma non troppo,bionda,occhi azzurri,è vestita in modo semplice,porta una tracolla e stringe tra le mani un libro,Sulla strada riesco a leggere.Mi dice che mi sta osservando da almeno cinque minuti e mi chiede che cosa stessi facendo e a che cosa stessi pensando.E io,sciolto,come non mai,incomincio a parlarle dei miei pensieri,delle mie paure,mentre lei mi ascolta,senza mai ridere o fermarsi alle apparenze.Parliamo di sogni,progetti,musica,addirittura musica e letteratura e letteratura.Passa circa un’ora e non me accorgo neanche.Ad un certo punto mi dice che deve tornare a casa che è in ritardo sennò sua madre l’ammazza.
Mi lascia il suo numero,mi chiede se mi va bene vederci già stasera in piazzetta per finire il discorso,mi dà un bacio sulla guancia e va via.
Sto ancora fissando l’accendino per terra,vicino alla panchina.Lo raccolgo; è pure scarico.Prendo la bici, vi monto e pedalo verso il tramonto, lontano da sogni e illusioni.


Alexander Majakoskij

sabato 17 aprile 2010

Lei

Volete sapere qualcosa di lei?
Beh non saprei cosa dirvi.
Avete mai provato a chiudere il vento in una bottiglia o a stringere il fuoco nel pugno e tenerlo stretto?
Così io non riesco a chiuderla in una pagina, non riesco a imprigionarla in un castello di parole, la mia principessa.
Lei non riesco a scriverla, lei è solo da vivere.
In Lei forma e sostanza sono la stessa cosa, come per il fuoco e come per il vento che lo nutre.
L'anima è scritta in braille, devi toccarla e accarezzarla per leggere cosa vuole dire.
E lei tocca la mia, la tocca con tutto il suo corpo.
Lei vuole la mia anima, perché il corpo già gliel'ha donato Dio.
E io voglio la sua.
Così si incontreranno libere nei loro corpi intrecciati, come due lembi di pelle che ricuciono una ferita che ora appartiene a entrambi.


Chris Palko


venerdì 16 aprile 2010

Pugni

Quando mi vedi con la faccia scavata e gli occhi che inghiottono il sole nella loro ombra, non mi devi rompere il cazzo.
Se invece sei Tu, devi venire e scavarmi via l'angoscia dal corpo. E poi coricartici sopra e farne il tuo letto. E non prendertela se il mio cuore tira qualche pugno cercando di bussare al tuo.
Puoi anche non aprirgli ma lascialo bussare, finché le sue nocche formeranno un callo e non sentiranno più dolore.
Ma il sangue resta, rappreso.


Chris Palko


L'abbandono

Mi fermo davanti allo schermo del mio computer.

In un attimo sento il bisogno incontrollabile di accendere la musica, eppure ho mal di testa, e non voglio sentire nessun rumore ma ho troppi pensieri. Ecco perchè voglio volume.

Spero che le dolci note della Nannini riescano a calmare questa mia inquietudine.

Ho visto un viso prima, un viso purtroppo familiare, mentre si perdeva nell'oceano, ed io non ho potuto fare nulla per riportarlo sulla sabbia.

Ho visto un uomo, parte di me, partire per un nuovo mondo, crudo e freddo, senza riuscire a fargli sentire il calore del sole.

Mi sento così inutile..

Ho cercato un modo per far capire a quest'uomo che tutto ciò di cui aveva biogno, l'aveva; ho parlato con lui, come una madre parla al figlio, dolcemente, ma nulla è servito.

Non sa che tra poco verrà buttato via, e nelle prime onde affogherà.

Ho fatto il possibile per salvarlo, ho combattuto contro quelle onde per evitare che lo portassero nel buio.

Eppure lui è lì, galleggia e sembra quasi felice.

La mareggiata è ancora lontana, ma arriverà, prima o poi.

E in attesa di quel giorno, mi godo "l'abbandono", e sogno insieme a Gianna.







Mary Lowe

Così Così

...così ho capito che la felicità non era nel luogo che raggiungevo di volta in volta, quanto nel viaggio stesso.

Viaggiavo con la promessa di qualcosa che mai avrei trovato ma che c'era già nel momento stesso in cui la cercavo.

Io la mia quiete la trovavo nel moto.

E quando due opposti ti tengono per mano come mamma e papà, pensi che l'infinito sia solo una strada lunga un arcobaleno.



Chris Palko

Così

Ho viaggiato un sacco nella mia vita e mai abbastanza.
Un mio caro amico, che mai ho potuto abbracciare, mi ha detto che ci sentiamo tutti migliori quando viaggiamo.
Era una cosa che sentivo di aver dentro da un po' e lui l'ha così candidamente tirata fuori, come una pepita d'oro nella pietra gretta.
Ho visto che ci sono un sacco di cose migliori del lusso e un sacco di cose peggiori della morte e niente di più saporito dell'amore. Ho visto ciò che incide le pupille e vi lascia un'ombra di cenere, che ancora si sforza di non scordarsi quando era fuoco.

Sono tornato e le ho scritte, con la sabbia di deserti carichi della mia sola voce, il vento che sfogliava anime tra loro così lontane, l'acqua che scorreva china a fare da specchio al cielo.

Le ho scritte su un foglio, dove certe lacrime irrigavano la pagina bianca e nutrivano parole rigogliose, nonostante il seme marcio che le partorì.



Chris Palko

giovedì 15 aprile 2010

Tuffo nel passato, in tutti i sensi. circa XVIII secolo a.C.

Come sono magro;
le mie gambe sembrano sparire, le ossa quasi fuoriescono dalla pelle.
Sui fianchi ho un panno bianco che scende leggero e candido sulle mie cosce, bianco come il latte, anche se tra poco diventerà nero come la pece per il fango, per la sabbia, per l'animo nero di chi, con le armi bene in vista, crede di essere a pari livello con gli dei, sicuro di poter dare ordini a chi, sfortunatamente, non è stato baciato dalla dea della fortuna.
Il sole batte forte sul mio corpo sciupato dalla fame, dalla sete.
I miei occhi, colmi di amarezza, cercano di trovare un senso a quell'orizzonte che nasconde misterioso un nuovo mondo.
Chissà se c'è vita laggiù..chissà se c'è la schiavitù..chissà se c'è qualche sorriso...chissà..
Un urlo penetra nell'aria, prepotente, sgomitando, per arrivare velocemente alle mie orecchie, per avere un sapore più cattivo, più aspro. è lui: il suono che costringe le mie gambe a muoversi, a fare passi che si rifiutano di compiere. è ora, i mattoni mi aspettano.
Cerco di convincermi che sia la cosa giusta, anche se il mio cuore sa la verità, e il pensiero di un sorriso, e di una vita diversa da quella che ho già, richiama al suolo le lacrime, che scendono lentamente, poi sempre più velocemente, come una pioggia calda d'estate.
Devo andare.
La sabbia è calda sotto i miei piedi, emana un profumo quasi diverso dal solito e subito la mia anima viene invasa da un senso di solitudine.
Sento la gola secca; mi precipito al fiume per dissetarmi e per assaporare qualcosa di meno amaro delle lacrime.
Quanti pesci sembrano nuotare tra le nuvole. Il cielo si riflette nell'acqua; Sembra quasi che voglia avere una conferma della sua esistenza, del suo essere, anche se non sarà soddisfatto. Si sentirà piccolo, e forse proverà quello che sento io, e che sentono tutti: starà stretto e si sentirà come esplodere, in un fiume che non riesce a contenerlo.
I granelli di sabbia arrivano prepotenti in ogni parte del mio corpo.
Avverto un leggero formicolio accanto alla caviglia; guardo in basso, un pò impaurito: uno scorpione. Non so se correre o proseguire camminando; cerco nelle gambe una forza che non trovo e rimango pietrificato. Lo scorpione sembra non accorgersi di me, e continua indifferente a seguire le sue prede.
Proseguo per la mia strada e riesco a vederle: si avvicinano sempre più grandi, sempre più potenti, accompagnate dalle sfingi che le proteggono da chi non le merita. Sono loro, le piramidi, quelle che con grande precisione costruiamo noi tutti i giorni, tutte le notti, senza fermarci quasi mai, sempre al servizio del faraone che ogni giorno ha un capriccio diverso, ogni giorno pretende una donna diversa, senza curarsi di noi, ignorando le nostre esigenze, i nostri cuori e senza sapere che anche noi, come lui, siamo esseri umani: uomini con un'anima cucita nel profondo che aspetta solo di essere liberata.
Chissà se il mondo futuro sarà diverso da quello di adesso, senza più dittature, dove verrà abolita la schiavitù e anche le donne avranno un ruolo sociale; un futuro nel quale nessuno avrà il lusso di potersi sentire superiore a nessuno, dove queso privilegio verrà lasciato solamente agli dei che con la loro presenza, dubitata da molti, ci danno una speranza e la voglia di vivere ritorna.


Mary Lowe

mercoledì 14 aprile 2010

Mary Lowe

Chi è questa donna, che timida e insicura si appresta a scrivere queste poche righe?

Ma, sarà davvero una donna, o è solo il frutto di uno stupido sbaglio?


"Mary Lowe è un sogno,"

Mi raccontava un dolce viso al calare della notte. Sembrava essere una melodia malinconica quel suo tono di voce così dolce e pacato.

"Mary Lowe è un'emozione,"

continuava lei, accarezzandomi i capelli.

"Mary Lowe è passione sai?"

Mi guardava, sorridendo nostalgica, ed io notavo l'accendersi del suo sguardo mentre continuava a sognare con me.

"Mary Lowe è una brezza leggera, che spezza il caldo ed opprimente sole, in una giornata di mare.

è un onda, che si abbatte contro la durezza degli scogli, cercando di distruggerli, riuscendo solo a levigarli."

Avevo gli occhi lucidi, e non solo per la febbre. Mi affrettai a nascondere il mio viso tra i suoi seni, trovando una protezione inaspettata, mentre nella mia testa risuonarono quelle parole: "..Cercando di distruggerli, riuscendo solo a levigarli".

"Non piangere" mi sussurrò, e con un dolce bacio sulla fronte si sdraiò accanto a me, chiudendo gli occhi.

Non sapeva di avermi fatto un regalo. Non aveva prezzo quello che avevo ricevuto quella notte.


Quella fu la prima volta che mi parlò di Mary Lowe, la prima volta che nella luna cercai un viso sconosciuto.

Amo Mary Lowe nonostante io non la conosca.

La amo, nonostante io non conosca il suo viso.

Ma un'emozione, per quanto sconosciuta, non si può rinnegare. Io l'amo.

Sì, amo Mary Lowe.

Ogni fine partorisce un inizio, spero.

Beh qualcuno dovrà pur farlo suppongo.
Oggi scrivo la parola 'Fine', quella che uccide le cose ma al contempo da' loro tanto valore.
Andrea ha seguito una strada che non era la mia, Lauro ha rinchiuso se stesso nel baule della sua intimità, disilluso ormai che ci sia qualcosa per cui valga la pena star fuori (E' SOLO UNA MIA INTERPRETAZIONE)...e Chris?
Chris deve rimettere insieme i cocci cercando di non tagliarsi. Chris Palko, Cristo e il suo dolore di uomo in mezzo agli altri uomini esposti su un Palco in mezzo ad altri uomini che, vuoti del loro dolore, vogliono empirsi l'anima di quello suo. Va in scena la morte.
Chris Palko per questo, e perché Chris Palko esiste già e per una serie di ragioni ho preso il suo nome in prestito. Come per Lauro mi chiedo se qualcuno di voi si sia mai interessato a scoprirlo e capire. Non importa comunque.
Se Lauro non ha mai strappato un sorriso o una lacrima a voi l'ha fatto con me, e io glielo dico stupidamente ora che tutto pare esser sfumato.
Qualche tempo fa ho guardato "V per Vendetta". Parlava di un'idea e della sua immortalità.
Bene, Fuori Luogo è un'idea e non è giusto che muoia, ucciso dalla debolezza degli uomini che lo componevano, quella stessa debolezza che risorta in lettere scritte era diventata la sua più grande forza.
Andrea continuerà per la sua strada e io gli auguro buona fortuna di cuore perché se la merita, aldilà di tutto. Lauro è tornato chissà dove. E Chris? Chris farà quello che pare essergli sempre riuscito meglio: Aspettare.
Aspetterò e poi deciderò. Ma nel frattempo, Fuori Luogo è un'idea e un'idea non può morire.
Altri, sempre sotto queste spoglie prenderanno il mio, anzi, il nostro testimone e continueranno a scrivere. Il nostro tempo è finito, il mio sta aspettando se stesso ancora, ma l'importante è che altri continuino. Abbiamo portato alcune persone a riflettere, a emozionarsi e a scoprire che mischiando il loro sangue a un po' d'inchiostro potevano ricreare su un foglio ciò che il dolore aveva distrutto nelle loro vite. Noi siamo stati solo un mezzo, il mezzo di un'idea e questo, nel mio solito infantilismo, mi ha emozionato molto.

Anche se dovessi smettere continuerò a seguire i Nostri eredi e aiutarli col lato gestionale.
Per ora mi prendo una vacanza.
Un'idea non muore.
Lascio la nostra eredità a chi la vuole, perché volere davvero una cosa significa meritarla.

Un abbraccio, l'ennesimo.


Vostro
Chris Palko

martedì 13 aprile 2010

Addio

Qualcuno si chiederà che fine abbia fatto Lauro De Bosis?
Forse 2 o 3 persone sì, e questa nota è per loro e ha lo scopo di chiarire le mie posizioni riguardo le ultime novità che hanno stravolto il nostro progetto..
Ci tengo a chiarire che le incomprensioni che hanno portato alla scissione di Fuori Luogo hanno riguardato maggiormente i miei colleghi Chris Palko e Andrea Straniero e io ho cercato di starne fuori il più possibile in attesa che fosse tornata l’eccitazione e l’allegria che avevano partorito questo nostro progetto.
Purtroppo, però, le cose hanno preso una piega che non avevo preso in considerazione e, come sempre accade, la diffidenza e la scarsa voglia di confrontarsi hanno trionfato, anche in questo nostro progetto che paradossalmente predicava l’amore e l’amicizia.
Vi chiederete ora da quale parte mi schiererò. O forse non ve ne frega niente.
Beh, comunque ho deciso di uscirne, e di smettere di pubblicare i miei modesti testi su internet.
Per quanto mi abbia affranto la fine di Fuori Luogo non è da considerarsi la causa principale di questa mia decisione, ma il pretesto a esternare riflessioni che da tempo timidamente covavo.
Mi ha dato non poche soddisfazioni questo progetto; leggere i vostri gradevoli commenti a quelle frasi che da anni erano riservate solamente ai miei umidi occhi, beh, era una soddisfazione enorme.
Ma mi son spesso chiesto con che occhi leggevate voi le mie frasi.
Sono mai riuscito a scaturire una dolce lacrimuccia? O un sorriso sincero? Oh, che felice sarei di sapere che questo sia accaduto. Ma so che così non è stato.
Entravate su Fuori Luogo per tuffarvi a capofitto in emozioni che siete costretti a sopprimere nella vita oppure in momenti di noia, per saziare una dispotica fame di svago?
E soprattutto sono sempre stato curioso di conoscere le vostre reazioni nel momento in cui avreste conosciuto la mia effettiva identità; sono certo che alcuni di quelli che fino ad adesso commentavano sarebbero pronti a farsi due risate con le stupide amichette parlando di quel ragazzo depresso e insicuro che si nascondeva dietro lo pseudonimo di Lauro De Bosis; e a proposito di Lauro, sarei curioso di sapere quanti di voi si siano preoccupati di conoscere la storia di questo eroe il cui nome ho rubato per poter apparire ai vostri occhi altrettanto libero, senza forse riuscirci.
Non prendete queste mie parole come accuse, fareste un grave errore; cosa sarebbe stato infatti questo progetto senza la vostra sensibilità o in altri casi pseudo sensibilità? Passavo giornate a rileggermi i commenti e mi riempivano di gioia, ma in questo momento quella gioia è minata di dubbi e paranoie: vi sono arrivati i miei messaggi?
Della mia fedele tristezza nulla è cambiato; il mondo, che mi illudo continuamente di cambiare, continua a girare in quel modo assurdo che voi stessi decidete.
So che è brutto dirlo, e non prendetela come offesa, ma sono stato molto deluso dai commenti alla mia ultima nota “ Le lacrime non escono dagli occhi chiusi”: è stato uno dei miei brani più sinceri ma ho avuto quasi l’impressione che nessuno abbia compreso esattamente il mio messaggio; ma chi sono per rimproverarvi? Forse semplicemente non sono in grado io di esprimere i miei pensieri.
Vi ho regalato mie emozioni a lungo, e ora è arrivato semplicemente il momento di finirla.
Non sono deluso, sia chiaro. Ho semplicemente deciso che quello che questo progetto poteva dare a me e a voi si sia esaurito.
Mi basta che ricordiate, come recita uno dei migliori film degli ultimi anni, che “Ogni minuto che passa è un'occasione per rivoluzionare tutto completamente” e che come diceva un ben più modesto aspirante scrittore “non ha alcuno scopo calcolare la nostra distanza dalle stelle, è solo importante fare in modo di sentirle il più vicino possibile”.
E spero solo che Fuori Luogo vi abbia trasmesso la voglia di scrivere: siamo tutti scrittori, TUTTI.
In quanto ai miei testi che, ovviamente continuerò a produrre, magari un giorno potrete leggerli rilegati in un libro, con in copertina il mio vero Nome; altrimenti, se il futuro non mi riserva tanta fortuna, beh, spero che le mie parole possano essere lette da quegli stessi occhi che ormai da settimane non riesco a togliermi dalla testa.
E’ arrivato il momento di salutarci.
Lauro De Bosis muore ora.
Di nuovo.

Lauro De Bosis


venerdì 9 aprile 2010

Il tempo della tristezza

Beh ho sempre pensato che tutto ciò che aveva un inizio dovesse necessariamente avere una fine, da prima che i fratelli Wachoski ideassero Matrix. Almeno l'Anticon è durata 10 anni però.
Mi rattrista che debba arrivare così.
Io non ho mai sputato sul mio passato perché in qualche modo sarebbe stato come sputare sul presente.
Io non ho la voglia di troppe spiegazioni e nemmeno la lucidità, ho bisogno di perdere un po' di tempo nella mia infantile e immatura tristezza. Ma non tutti sono come me, com'è giusto che sia, e qualcuno a quanto pare ha già trovato sufficienti argomenti per attaccare ciò che sono e che anche lui era.
Io dirò ben poco in proposito, in certi casi il silenzio è molto più elegante e un po' di malinconìa anche, presumo.
I bravi politici sono altri.

Non mi sono mai importati i consensi, non sono io quello che ha scritto per trascinare altri verso le proprie idee, a me i poeta vate (poeti vati? boh non so come si dica, spero di non esser giudicato anche per questo) non sono mai piaciuti. Io ho sempre scritto di me, della mia intimità, senza mai tirare in ballo altri, senza mai indicare strade da seguire, cercando sempre quella che mi conducesse a me stesso e godendomi quel labirinto finché lui non si godeva me.
Non ho mai avuto la presunzione di scucire dagli altri riflessioni e pensieri su cose che io avevo scritto, le ho chieste sì, ma non ero nessuno per permettermi di imporle o di pretenderle.
Qualcuno dice di ringraziare chi si ferma per dieci secondi a riflettere anche senza lasciare un commento, e poi odia le persone che mostrano apprezzamento definendole 'cani scodinzolanti' e quant'altro, presumendo di sapere che tali persone non abbiano fatto delle riflessioni nella loro coscienza.
Sempre quel Qualcuno nella sua prima nota mi pare, ha detto che non sopporta chi cerca di spiegare l'arte e di schematizzarla o di spiegarla o di montarci sopra chissà quali elucubrazioni, quando l'arte andrebbe semplicemente vissuta e apprezzata, e poi odia gli apprezzamenti e richiede chissà quali elucubrazioni a persone che in fondo non ci devono nulla, tranne noi stessi.
Così, nella mia umanità, ho apprezzato di cuore i complimenti, perché io sono umano, io sono come chiunque legga, non un'entità superiore o super partes. E mi chiedo anche come sia possibile richiedere a certe persone di sviscerare la propria anima di fronte a qualcuno di completamente astratto, di superiore, di fronte a un'entità. Io sono un essere umano che voleva altri esseri umani, non sono una creatura dell'iperuranio e ritengo che questa posizione di 'superiorità mediatica' che un mio vecchio e carissimo amico auspicava sia quantomai sbagliata e controproducente, oltre che innaturale per me. Ma questo non lo dico io nel 2010, lo diceva già Pasolini 30 o 40 anni, criticando la tv e il suo pericoloso potere di offrire dei modelli. Io non volevo essere un modello, volevo essere uno a caso che nelle parole ritrovava un po' sé e un po' di pace.

Lascio ad altri che ne sono in grado questa 'superiorità', questo leaderismo, io non sono adatto.
Non sono adatto a 'guerre mediatiche' spiacevoli o alla cattiva propaganda verso persone che ho amato, ma qualcun altro sì, beato lui.

Però non ho tollerato che la mia vita privata venisse coinvolta in illazioni, provocazioni, insulti e quant'altro. Tutto, ma questo no. Nonostante tutto ci ho provato fino alla fine, ho messo da parte tutto, tutto quanto, però no. E' facile distruggere ciò che altri hanno faticato a creare, è facile dire ciò che non va fatto e pretendere che altri la pensino come noi e basta. Boh, sarà che a me le cose facili non sono mai piaciute o io non sono piaciuto a loro.

E ora Fuori Luogo se ne va, si reinventa in qualche modo, perché certe cose non vale la pena continuare a farle solo in compagnia della propria tristezza e del ricordo di un carissimo amico.

E a differenza di quanto auspicato da Qualcuno, nessuno conosce il suo viso mentre oramai ogni persona intelligente conosce il viso di quel Qualcuno...Machiavellico (o Machiavelliano?)
Ma alcune persone devono sempre andare contro qualcosa o qualcuno, o senza il prefisso "Anti-" che precede una parola a caso non paiono trovare pace.

Nessuno conosce il suo viso ma tutti conoscono la sua anima, e gli va bene così a questo Fuori Luogo.
Fuori Luogo non ha mai giudicato nessuno e invitato altri ad abbracciare il proprio giudizio, Fuori Luogo ha sempre giudicato se stesso.
E non mi sforzo di capire.
Un abbraccio a tutti i miei "cani scondinzolanti" , di Cuore, quello che qualcuno pare aver perso a favore di strani ingranaggi sofisticati e morti.
Vi voglio bene anche se non avevo mai scambiato una parola con molti di voi. (ma chiaramente ognuno di voi pare conoscer la mia faccia ora, data la mia autocelebrazione).
Fuori Luogo vi saluta, perdonatelo se povero presuntuoso si firma anche con le lettere maiuscole.

Non ho mai visto una maschera ammiccare.
Mi prendo un po' di tempo per distendere gambe e braccia in quel liquido multicolore chiamato tristezza. E immaginarmi l'uomo vitruviano.


Chris Palko e tutti i suoi difetti malati d'umanità.

EDIT: ho sempre pensato che l'arte dovesse emozionare e non insegnare nulla a nessuno. E non ho ancora incontrato chi sappia spiegare le emozioni ma se accadesse non penso saremmo amici.
Le emozioni si suscitano, tutto lì.

giovedì 8 aprile 2010

La felicità cammina sulla sabbia, tra i chioschi e il mare e in mezzo agli alberi - 4° parte



L'appetito e la fame precedevano sempre i pasti di qualche minuto.
A Sanremo spesso mangiavo per abitudine o per dovere, quasi fosse una facenda da sbrigare il prima possibile, un po' come quando si aspetta di entrare dal dentista.
Spingevo via con ostinazione le cose necessarie per fare spazio a quelle importanti.
Le cose obbligatorie si fanno, le cose che hanno valore si inventano.
E grandissima era la mia delusione, quando dopo tanta fatica, mi rendevo conto che gli obblighi e le imposizioni erano riusciti a sottrarmi tanta fantasìa da impedirmi di inventare qualcosa che avesse davvero valore.

Là no.
Il confine tra il giorno e la sera era un sottile strato di china sfumata, e potevi camminarci sopra tranquillamente con un piede da un lato e il secondo dall'altro.
Camminavamo a metà tra il buio e la luce e capivamo che non erano così diversi, come il Sole che in fondo era il fratello maggiore delle stelle.
Risuonavano lingue diverse, si intrecciavano nel suono e nelle bocche degli innamorati occasionali; e tutti sembravano aver trovato inconsapevolmente il proprio posto nella soffusa ed echeggiante Sinfonia della Vita.
Sembrava uno di quei quadri stupendi in cui non capivi se erano i soggetti a rendere bellissimo tutto il resto o se fosse lo sfondo a tessere luce nella pelle dei suoi protagonisti.


Facevamo il bagno di mezzanotte con la spiaggia illuminata dalle luci dei chioschetti e dei pub. L'acqua era calda e avvolgente.
La vedevo sguazzare in quel drappo di velluto nero dai riflessi argentei che era il mare e riemergerne col corpo più luminoso. Più cercavo di allontanare il mio pensiero da ogni desiderio di emozione e più le mie gambe si spostavano dove c'era anche lei.

A un certo punto, camminando verso il bagnasciuga, ha perso l'equilibrio e mi è caduta addosso.
L'ho rimessa in piedi.
Eravamo vicini e in quel momento dentro di me c'era qualcosa di ancora più caldo dell'acqua del mare. L'ho abbracciata. Il suo seno era premuto contro il mio petto, si sollevavano entrambi all'unisono, cozzando morbidamente l'uno contro l'altro, quasi a confessarsi arrossendo che era la prima volta che sentivano di respirare davvero. Il naso e le labbra erano arroccate nell'incavo del mio collo, quasi a cercarvi riparo.
Ci separava e al contempo ci avvolgeva un sottile strato d'acqua abbracciato alle nostre pelli, come fossimo stati entrambi vestiti di seta bagnata.

E...
...E sì, la felicità ha davvero la pelle salata.


Chris Palko









"Lei"
Aurora
Foto realizzata da Alessia Piro
Ha posato per la foto Alessia Piro

Grazie Ale

lunedì 5 aprile 2010

Oooh, ma "trip" è così limitante e inflazionato baby.




23.23, nemmeno il tempo di pensare a chi può pensarmi e sono le 23.24. le occasioni non ti danno mai il tempo di capire che sono tali, i deliri ti danno tutto quello che vedi e che desideri, perché desideriamo tutto ciò che vediamo e certi bisogni andrebbero accecati.Intanto si sono fatte le 23.25 e queste righe non hanno un perché, né finale né causale, né anale né vaginale. trip, mentale.
23.26.
23.27, solo perché i dispari hanno più fantasìa. Altri quattro minuti che se ne vanno, chissà dove, navigando a bordo di parole che deragliano.
23.28. Merda, i pari mi hanno fregato di nuovo!

oh e adesso la modifico, rischiando che chi ha messo il mi piace metta il non mi piace.
cosa? cos'è questo? un pronome dimostrativo o forse una domanda ancora più inflazionata di 'trip' o di carpe diem. Cogli l'attimo per un altro trip.

Mi vergono a firmarlo, però sì, Chris Palko, proprio lui. O iO? la 'o' maiuscola di 'iO', a leggere al contrario è palindromo, ho scritto la 'O' maiuscola per questioni di simmetria ma le distanze rovinano le simmetrie. E se una persona non trova il suo posto nel mondo almeno un'altra come lei non lo troverà, perché sarà da sola senza qualcuno dall'altra parte. e se non hai nessuno dall'altra parte non hai altre parti dove andare. Nessun posto è IL tuo, al massimo è UNO dei tuoi. La 'o' di 'o', cinque righe più in su, sembra un'emoticon, sembra descriva le facce tipo di chi leggerà.
ma tu guarda
l'ho modificata di nuovo, sembra il serpente di snake, sembra una base Anticon, sembra la testa di Alice, il delirio di Simone. o il delirio di simone dentro la testa di alice. la genialità di un uomo che cozza nei labirinti di una donna.
di un uomo occorre sapere solo i precedenti amorosi e i precedenti penali, se non ha precedenti penali i precedenti amorosi sono stati poco interessanti e poco amorosi.
Dell'aspetto fisico di un uomo occorre sapere che ha dei muscoli, delle cicatrici e delle iridi a forma di vortice. i muscoli per garantire una carica ormonale che garantisca del buon sesso. le cicatrici per dire che ha qualcosa da raccontare. Le iridi per dire che ha qualcosa da nascondere.

chris Palko o uno a caso di voi? ma Chris Palko è uno a caso di voi!
devo bere

eppure volevo taggare solo simone.

0.05, DISPARI!

La felicità cammina sulla sabbia, tra i chioschi e il mare e in mezzo agli alberi - 3° parte




SI TRATTA DELLA TERZA PARTE DI UN RACCONTO INIZIATO DUE NOTE FA


Verso l'una, quando il sole smetteva di guardarci di sbieco per mettersi allo zenit, prendevo un materassino e andavo ad ancorarmi alla boa da solo.
Passavo là due ore o giù di lì, sospeso tra il dolce gelo dell'acqua e l'irruento calore dei raggi amplificati dalle increspature delle onde; così il mare pareva un labirinto degli specchi costruito intorno al sole sempre più narciso.

Mi addormentavo lì finché la fame non veniva a bussarmi. Nella compagnìa di quel posto sapevo apprezzare la solitudine.

Quando stavo chiuso nelle pareti inespressive di camera mia la detestavo, perché allora era un'imposizione, con le sue sbarre a limitare i confini della mia insofferenza, a comprimerla fino a un'implosione che non era mai l'ultima.

Là invece ero sempre in mezzo alla gente, alle persone, a quegli esseri umani che mi ero scelto e alle loro scheggiate complessità. Il mio isolamento non era più obbligato e imposto ma dovevo desiderarlo, cercarlo, corteggiarlo.
La solitudine era una straordinaria amante, con un animo troppo poetico per essere una buona consorte.
E poi in quel posto ogni solitudine non era mai muta, c'erano sempre i rumori del mondo a ricordarti che quando avevi finito di trovare te stesso potevi anche andare a donarlo agli altri.

E io a non sapere se lei avrebbe mai scartato quel dono, in mezzo a tanti che Dio o chi per lui le aveva fatto.


Chris Palko



Le lacrime non escono dagli occhi chiusi

Accontentarsi…
Quale parola potrebbe descrivere meglio
La nostra vita?

Abbiamo rinunciato già da tempo
A perseguire quell’esistenza
Che i nostri sogni infantili, in ginocchio, ci imploravano

Lasciamo che decidano per noi,
ci lasciamo guidare da mani fredde e assassine
fingendo di credere che siano calde e rassicuranti

abbiamo soppiantato la ricerca della felicità
per lasciare spazio alla convenienza,
all’equilibrio di una vita moderatamente consone ai canoni,
e soffochiamo tutti quei gemiti ribelli
che dal nostro cuore in tumulto si alzano senza tregua.

Siamo tutti in attesa dello scoppio,
ma restiamo immobili
a sorreggere (paradossalmente) le fondamenta
di quello stesso mondo che vorremmo veder crollare

FACCIAMOLA SCOPPIARE NOI LA BOMBA!
Facciamo saltare per aria questi palazzi angusti
Squarciamo questi infiniti cieli opachi
Lasciamo che le scintille delle esplosioni
Ci purifichino da queste false necessità
Gorgogliamo sorsi di fuoco
Alla fonte della libertà
Ammiriamo le teste di questi mostri implodere
E inebriamoci della rabbia focosa che dentro noi rugge.

Il mondo non è precostruito.
Se dopo millenni di processi mostruosi e incontrollati
Ora si presenta ai nostri occhi così
Chi cazzo dice che dobbiamo accettarlo?
E chi cazzo dice che dobbiamo reprimere ogni sano desiderio di rivolta?

E non ditemi che questa à la vita che voi volete
Non azzardatevi a dire una stronzata simile.
Sputerei sui vostri volti meschini
E fuggirei alla ricerca del mondo a cui davvero appartengo.

Allora? Devo fuggire?

Lauro De Bosis

domenica 4 aprile 2010

Sogno?

Vorrei potermi innamorare di tutto
E essere indipendente da ogni cosa

Vorrei saper cogliere anche la più stupida sfumatura del mondo
Farla mia quando m va di amarla
E poi, con dolcezza e affetto, dimenticarla

Vorrei poter seguire il volo di ogni singolo uccello
Senza però soffrire non appena il suo esile corpo
scompare nell’ombra dell’ennesimo orizzonte

vorrei poter guardare i tuoi occhi
senza gia pregustare l’atroce dolore
che mi assalirà nel momento in cui mi abbandonerai

Vorrei poter guardare questo splendido tramonto
Con la fiducia che, presto, ne vedrò uno nuovo,
Forse più bello e luminoso

Vorrei poter guardare il mondo
Senza ritrarre gli occhi spaventato
E poter essere sicuro che, presto, in ogni cellula
Risplenderà l’eco delle mie, per ora, timide idee

Vorrei potermi innamorare di tutto
E esser indipendente da ogni cosa

Eppure sono maniacalmente dipendente
Dalla membrana più esterna di ogni piccola cosa
E litri e litri di denso amore
Restano intrappolati, barbaramente reclusi,
nella purpurea oscurità di questo mio cuore malato

Lauro De Bosis


sabato 3 aprile 2010

Luce



Intorno a me vedo un’infinità di colori, cose meravigliose. Ho compagnia, ho gente che parla con me. Da qui riesco a vedere persino il mare, con la sua infinita bellezza esaltata ancora di più dalla luce del sole, che si riflette su di lui, dolcemente.
Vedo il movimento intorno a me, vedo il caos, la confusione. Vedo anche la tranquillità, la felicità e l’amore. Vedo la rabbia. Vedo la tristezza. Vedo la vita intorno a me.
Cerco di andarle incontro, ma sbatto contro qualcosa.
Non vedo nulla che possa ostacolarmi davanti a me, e ci riprovo.
Sbatto di nuovo, contro qualcosa che non vedo.
Provo a gioire di tutto quello che vedo, ma che non posso avere.
Qualcosa di trasparente e forte mi separa dalla vita, e io posso solo girare in tondo e guardare.
Sono in una boccia di cristallo, e le meraviglie della vita posso solo guardarle.
La luce si spegne, e io rimango solo.

Alessandro Parisi

La felicità cammina sulla sabbia, tra i chioschi e il mare e in mezzo agli alberi - 2° parte




La nostra villetta, appartenente alla signora proprietaria dell'internet point, aveva tutto il necessario e quel retrogusto di sobrietà che lasciano le case arredate all'essenziale. C'era anche il condizionatore, che in un posto dove si toccano quotidianamente i 38 gradi, è più indispensabile anche della lavatrice.

In quell' angolo della pagina stropicciata del mondo gli orari non erano riusciti a imporre la loro dittatura. La mattina ci svegliavamo quando il mare decideva di alzare un po' la voce, stanco di baciare un bagnasciuga vuoto.
Facevamo colazione in terrazza tutti insieme, e tra un morso e una chiacchiera i miei occhi le scippavano un sorriso in fuga.
Il sole era sempre mattiniero. Se ne stava lassù come un'occhio luminoso che stendeva i raggi come lunghe ciglia, aspettando che ogni tanto qualche nuvola lo bendasse per qualche minuto.

La spiaggia era gremita ma non si scivolava nella claustrofobìa, la gente era in movimento continuo e il mare giaceva sotto un cielo dello stesso colore.

Lei stava distesa a lasciarsi baciare volubilmente dal sole, rideva e guardava quel ritaglio di mondo mentre io guardavo lei confondendola col mondo stesso. Nei suoi occhi il cielo e il mare si fissavano convinti di guardarsi allo specchio, narcisi.
Erano luminosi e chiari, i miei scurissimi e caldi di buio.
Li guardavano ogni tanto, come un buco nero che si sfama di qualche morso di luce.

Sul corpo la sabbia le maculava vagamente l'abbronzatura e il mare la rendeva più saporita.

La felicità cammina sulla sabbia, tra i chioschi e il mare e in mezzo agli alberi. E ha la pelle salata.


Chris Palko

venerdì 2 aprile 2010

La felicità cammina sulla sabbia, tra i chioschi e il mare e in mezzo agli alberi - 1° parte



La spiaggia si estendeva per tutto il litorale della penisola, kilometri e kilometri di magnifica libertà, riflessa sulle increspature scintillanti del mare e dipinta sulle abbronzature della gente.
Parallela alla spiaggia infinita c'era la strada su cui si affacciavano attività commerciali di ogni genere. C'erano ristorantini e taverne, negozietti vari di souvenir, internet point per poter dire al resto del mondo che non ti mancava, localetti e pub per scaldare le serate dopo il bagno di mezzanotte e i suoi brividi...
Erano tutti abbastanza piccoli e mi piacevano così, non erano mai vuoti. Avete presente quei locali in cui ci sono sempre più persone di quante il posto ne contenga eppure la cosa non pare dar fastidio a nessuno? Ecco, io li adoravo e lì ce n'erano a sufficienza per nutrire la mia vista abituata all'aridità del mondo.Avevamo la casa proprio sopra un internet point che fungeva anche da bar, e ci separava dalla spiaggia solo l'ampiezza della strada.
Dietro le case vivevano un sacco di alberi, da regalare abbastanza respiro a un microcosmo così vivo ed eterogeneo e da toglierlo a chi si fermava ad ammirarlo un attimo con cuore pensieroso.

C'era lei e c'erano tutti gli altri. E tra loro anch'io.

Chris Palko