Il sole era calato, ed io non riuscii a contare i minuti, o forse le ore, in cui lasciai che lui attraversasse la mia mente. Faceva freddo, cazzo ho sempre odiato il vento. C'era il bagnino che camminava con uno strano aggeggio che eliminava i passi, se pur ansiosi, di uomini tranquilli che passeggiavano al caldo, e sorrideva accompagnato da i suoi pensieri felici. Aveva appena steso un pò di sabbia, regalandole un senso di ritrovata verginità ed io ero lì, davanti a quella distesa così perfetta. Era davanti a me ed io non riuscivo a superarla, non sarei riuscita ad andare oltre senza sporcarla. Appoggiai il piede in quella purezza, sicura che nessuno vi avrebbe visto nulla di sadico in un lieve passo femminile. Oltrepassai velocemente quell'angolo di dolcezza, voltandomi vergognosa verso il mio squarcio nel limpido. La mia impronta non era piccola come pensavo e quello che sarebbe dovuto essere un piccolo errore, si trasformò nello stupro della perfezione. La sabbia, quasi per vendetta aveva trasformato la prova del mio passaggio, così piccola ed insignificante, in una forma grande ed indefinita, il sengo di un passo comune, imperfetto, distratto, ed io mi sentii sprofondare. Pensavo di essere stata l'unica a prestare attenzione, l'unica che vedeva del male nel sporcarla, l'unica diversa. Invece il mio passo, dolce e delicato, la bastarda l'aveva reso uguale agli altri, rendendo stupidi e inutili tutti i miei sforzi.
Sì, Mary Lowe.