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lunedì 31 maggio 2010

Stupro mentale

Frastornata, ed illusa da uno stupido senso di equilibrio momentaneo, decisi di regalare le mie carni al sole caldo e avvolgente, liberando la mia libidine fin troppo nascosta. Mi stesi calda sul mio asciugamano, accarezzando le mie gambe con un pò d'olio. Ero accaldata, il sole bruciava e la mia pelle godeva, avvolta dal desiderio. Sicura, in quel paradiso deserto, rotolai piano fuori dal mio telo, lasciando che le piccole pietre graffiassero la mia schiena come le unghie affilate di un sadico. I granelli di sabbia si infilarono ovunque, anche dove avrei voluto che ci fossero le tue mani grandi e forti. Mi alzai, una doccia fredda avrebbe congelato la mia mania. L'acqua scese viscida lungo i miei seni, assaporando il calore dei miei fianchi e la sensualità delle mie gambe. Decisi di abbandonarmi a pensieri sterili, per poter tornare a soffocare la ninfomane che, per una volta, era riuscita a sovrastare l'angelico visino scolpito sulla mia pelle. Pensare a quella notte, in cui in quella macchina i suoi occhi erano piedi di rabbia e i suoi movimenti, innaturali e perversi entrarono dentro di me senza accortezza alcuna, mi portavano a sfiorare quella parte di me, offesa, che senza voce desiderava urlare un dolore fisico ed emotivo. Ma lei quella sera, delicata e spaventata, mangiava costretta il suo frutto proibito, che carico di vendetta, era deciso a distruggermi. Mi sentii sporca, usata, stuprata da un sentimento sovrastato dal dolore. Tornai al mio asciugamano, prosciugata da ogni tipo di emozione.
Il sole era calato, ed io non riuscii a contare i minuti, o forse le ore, in cui lasciai che lui attraversasse la mia mente. Faceva freddo, cazzo ho sempre odiato il vento. C'era il bagnino che camminava con uno strano aggeggio che eliminava i passi, se pur ansiosi, di uomini tranquilli che passeggiavano al caldo, e sorrideva accompagnato da i suoi pensieri felici. Aveva appena steso un pò di sabbia, regalandole un senso di ritrovata verginità ed io ero lì, davanti a quella distesa così perfetta. Era davanti a me ed io non riuscivo a superarla, non sarei riuscita ad andare oltre senza sporcarla. Appoggiai il piede in quella purezza, sicura che nessuno vi avrebbe visto nulla di sadico in un lieve passo femminile. Oltrepassai velocemente quell'angolo di dolcezza, voltandomi vergognosa verso il mio squarcio nel limpido. La mia impronta non era piccola come pensavo e quello che sarebbe dovuto essere un piccolo errore, si trasformò nello stupro della perfezione. La sabbia, quasi per vendetta aveva trasformato la prova del mio passaggio, così piccola ed insignificante, in una forma grande ed indefinita, il sengo di un passo comune, imperfetto, distratto, ed io mi sentii sprofondare. Pensavo di essere stata l'unica a prestare attenzione, l'unica che vedeva del male nel sporcarla, l'unica diversa. Invece il mio passo, dolce e delicato, la bastarda l'aveva reso uguale agli altri, rendendo stupidi e inutili tutti i miei sforzi.
Sì, Mary Lowe.

sabato 22 maggio 2010

Obsessed

Vortici bianchi e neri risucchiano le mie parole, ingoiano i miei pensieri felici.
Immagini confuse, poi nitide, dannatamente nitide.
Tu. Lei.
La mia pelle si consuma, le forme cedono, cadono a terra pezzi di me ma io resto inerme di fronte al mio specchio.
Un ossessione non puoi spiegarla, c'è e basta. Non puoi combatterla, c'è e basta.
Mi divora a grandi morsi il pensiero di te, e la mia gioia si ingrigisce per poi annerirsi, diventando rabbia.
Uno squarcio nella mia carne e il sangue esce, la mia immagine è distrutta.
Infilo le mie unghie fin dentro alla testa per rimuovere il tuo viso. Poi le affondo, taglienti, nel petto per strappare il mio cuore e finalmente annullare il tuo vivere.
Vago senza corpo, e senza più difese, lasciandomi cullare dall'illusione di un sogno mai vissuto.

Mary Lowe

martedì 11 maggio 2010

Amami se puoi, se vuoi.

Non chiedermi perchè ora sono qui.
Non chiedermi perchè ti stringo.
Abbracciami e basta, non parlare, ma fammi ascoltare i battiti del tuo cuore.
Fammi perdere nei tuoi occhi, e se mi vedi impaurita fammi sentire il tuo calore.
Metti le tue grandi mani su di me, accarezzami.
No, non asciugare le mie lacrime, lasciale scendere perchè rappresentano il mio inno alla vita.
Non chiedermi perchè tremo, lasciami fare.
Lascia che mi emozioni.
Lascia che venga trasportata in quel mondo buio, non ho paura, so che ci sarai.
Lascia che mi addormenti tra le tue braccia, fragile.
Lascia che respiri il tuo profumo, assaporando la tua pelle.
Amami, se puoi, se vuoi.
Non sarò perfetta. Non sarò come tu vorrai. Non ci sarò sempre.
Ma ti amerò, a modo mio, a modo nostro, come nessuna mai ha fatto prima.
Sentirai il mio calore, quando sarai via da me.
Entrerò in ogni tuo sogno la notte, e con un sussurro ti parlerò d'amore.
Ti proteggerò dal mondo, da quest'odio che inquina l'aria fresca.
Stringimi ancora, baciami, accarezzami.
Cantami una canzone, suonando le corde della mia anima, e sarò tua.
Appartengo a te, al tuo corpo, non sciogliere le catene ma
Amami, se puoi, se vuoi.
Mary Lowe

domenica 2 maggio 2010

"..Tu sei come Achille, condannato dalla tua grandezza" (Alexander)

Schiavo della sua Bellezza, vagava per una via affollata. Gli sguardi delle ragazze puntate su di lui. Lo ammiravano, lo adoravano, lo consumavano. Infastidito, a causa della sua timidezza, accelerava il passo nel tentativo di raggiungere al più presto la Volvo che con ansia lo attendeva nella piazza. Il respiro si faceva affannoso, non era più allenato. Teneva gli occhi bassi, fissi sul pavimento, ignorando i commenti, le voci, i silenzi. Fuggiva dalla sua natura, fuggiva dal suo essere, fuggiva dal suo corpo. Pace, l'auto era vicina. Schiacciò il tasto del telecomando e le luci si illuminarono. Salì sul suo "cavallo" e corse verso il mare. Amava il mare, privo di parola e pregiudizi. era inverno, e tutto era deserto. Beveva libertà e si nutriva d'amarezza, sommerso dai bui pensieri che lo accompagnavano nel suo viaggio. Viveva solitario a causa della sua paura. Temeva la finzione dei suoi numerosi rapporti, temeva gli occhi di una donna incantata dal suo corpo. Era ansioso di dimostrare al mondo quanto la sua anima fosse grande e ricca, ma il cuscio che lo ricopriva rendeva la sua impresa impossibile. Finchè non incontrò lei. Lei lo amava, amava il suo spirito, la sua grandezza, e soffriva a causa della sua immensa bellezza. Ansia, tensione, amore e passione caratterizzavano le loro giornate. Discorsi scritti sul petalo di un fiore in un prato di montagna, penne indelebili, cicatrici nel cuore che guarivano ad ogni bacio, ad ogni respiro negato, ad ogni morsa nello stomaco. Nulla di più, erano puri, liberi, felici. Erano...

Il fuoco dentro lui si spense, e bagnò il viso di lei con acide lacrime, che le corrodevano la pelle rendendola deforme. Soffriva, gridava il nome di quell'aria calda passata mentre lui tornava sicuro ad affrontare la sua vita e le sue paure, ignaro della falsità nascosta nello sguardo della sua nuova pupilla, che lo rendeva il suo fenomeno da baraccone.

Schiavo della sua bellezza, vagava per una via affollata. Nonostante avesse lei affianco, era solo, ma ancora non lo sapeva.


Mary Lowe

sabato 1 maggio 2010

Così strano, assurdo ed imperfetto

Sabato sera, un altro patetico sabato sera. Sono davanti al mio computer, in attesa che il tempo passi in fretta e arrivi l'ora di affogare le mie frustrazioni in un gin lemon troppo forte, e mi annoio. Penso che potrei ascoltare un pò di musica, solitamente J-Ax soddisfa le mie richieste, ma non trovo nulla capace di tirarmi su. Provo con melodie inglesi, ma nemmeno lì trovo una svolta. Guardo un pò di tv, ma vedere ragazze che offrono il proprio corpo in cambio di notorietà mi fa venire la nausea. La bellezza viene usata come merce di scambio al giorno d'oggi, e il cervello delle povere ragazze di bell'aspetto è sempre più scarno, colmo solo di nomi di attori e cantanti, o partecipanti di un qualche reality che incita la loro creazione. No, io non sarò mai una di loro, non venderò le mie nudità ad un programma televisivo, e non offenderò la mia mente obbligandola a restare di fronte a questo zoo. Potrei leggere un buon libro, volendo, ma E.A. Poe non credo che possa aiutarmi. Stasera tocca a me, perciò decido di scrivere. Non ho una musa, e non trovo una penna. Condizioni non proprio perfette, ma nulla mi ferma. Penso, parlo, ammazzo la mia solitudine pronunciando frasi senza senso. Parole assurde inserite in frasi confuse disegnano un viso sfocato sulla parete bianca di fronte a me. La osservo e ne riconosco i lineamenti. è lui. Com'è possibile? Lo guardo e in un attimo rivivo tutti i momenti.
Ignara del suo sguardo, ballavo una melodia strana in una discoteca troppo affollata. Il mio vestito si muoveva con me, lasciando libera la schiena, accarezzata dalla brezza fresca e leggera di quella notte d'agosto. Mi guardava, mi ammirava, mi studiava. Accarezzava ogni centimetro del mio corpo con i suoi occhi neri penetranti. Sorrideva, e ad una mia mossa un pò inventata, rise. Io danzavo e lui era lì, a un passo da me. Notai il suo sguardo e subito me ne innamorai. Così strano, assurdo ed imperfetto. Il tempo di un sorriso e già era qui, seduto accanto a me a parlare. "Domani sei con me per un caffè, lo sai?", mi gridò, colpa della musica troppo alta. "Davvero?" Risposi io sorpresa. "Già, tu non lo sai ancora, ma domani sarai seduta al bar con me" era troppo sfacciato, ed io decisi di stare al gioco "Tu dici? io non credo". "Vedrai" rispose. Mi diede un bacio sulla fronte, sorrise e sparì tra la folla. Frastornata e sorpresa mi alzai, tornai al mio posto e continuai a ballare. Il giorno seguente ero lì, al tavolo di un piccolo locale, a bere caffè con la mia meraviglia sconosciuta. Ero felice, stavo bene, e questo mi bastava.

Chiudo gli occhi, strofinandoli con il dorso della mano. La mia visione è sparita. Lo so, il cioccolato fa male. Ora però mi serve una penna, devo iniziare a scrivere.


Mary Lowe