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lunedì 29 marzo 2010

Dear Sigmund



"dottore, vede, è come se in fondo alla gola avessi un tappo.
ma non un tappo di sughero eh?! neanche un tappo come quello della vasca da bagno. è un tappo più grande, molto più evasivo. sta lì, alla bocca dello stomaco, forse nel culo, dello stomaco, non so.
crea un enorme ingorgo tra le mie sensazioni, le accumula, le fonde, le confonde, facendo sì che diventino tutte un enorme malessere, facendomi sentire inadeguato, fuori luogo.
e non importa quello che succede, che siano cose belle o brutte, paranoie o dolci sensazioni, positive o negative. perchè in fondo si sa : più per meno fa meno.
questo tappo lascia quello che sento lì, giù nella pancia, a marcire.
le sento, sa?
sento tutti i miei piccoli demoni che si agitano, urlano, mi spintonano. forse sono pure autolesionista,
dottore. sento solo questa nuvoletta di fastidio che sta lì, e riesce a farmi rovinare ogni cosa.
il peggio è quando mi sento saturo, dottore, è in quei momenti che l'insoddisfazione raggiunge il limite: attimo dopo attimo, le emozioni si stipano sempre più strette, finchè non succede che di tutto questo male dentro ne esce un pezzetto, un insulsa porzione, senza arte nè parte, che a tradimento riesce ad aprirsi un varco all'altezza del mio ombelico, risale su sino ai polpastrelli e fugge via.
ma non è che un appendice, dottore. io ho bisogno di far uscire il resto, voglio partorire tutto."


"caro ragazzo, non si può partorire tutto. la bellezza delle sensazioni è che non possono essere tradotte in altro modo se non con l'empatia, con l'impressione.
la nostra lingua è comunicazione fallace: nella comunicazione di un messaggio, ad esempio, studi hanno messo in luce che solamente il 20% arriva puro al ricevente. il resto è filtrato dal pregiudizio, dal lunatismo e da mille altre variabili impossibili da trascurare.
cosa fai qui, su questo lettino? non esiste fonema che renderà giustizia al caldo che viene al cuore davanti ad un tramonto, o ad un opera d'arte, o alle labbra della donna che ami.
tentare di razionalizzare le sensazioni è come ucciderle.
il tuo problema sei tu, sono le tue stupide analisi.
tu sei il tuo tappo.
vai a vederti un tramonto, toccale le mani, assaggia cibi strani e non aver paura a dormire per terra.
non studiare, viaggia"

Andrea Straniero.

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